Si cercano i possibili mandanti che avrebbero richiesto informazioni su politici, imprenditori e personaggi noti. Finora l’inchiesta della procura di Perugia ha indagato 16 persone con l’accusa di avere avuto accesso a informazioni riservate di politici e personaggi noti. I due principali accusati sono un tenente della Guardia di Finanza, Pasquale Striano, e il magistrato Antonio Laudati: entrambi sono stati in servizio per anni alla direzione nazionale antimafia, che controlla e coordina l’attività dei procuratori e della polizia giudiziaria che si occupano di criminalità organizzata sul territorio nazionale. Secondo l’accusa, Striano e Laudati avrebbero sfruttato le banche dati della direzione nazionale antimafia per ottenere notizie riservate e informazioni su centinaia di persone, soprattutto politici.
Molti giornali hanno parlato di “dossieraggio”, ma finora la procura di Perugia non ha spiegato quali siano le motivazioni che hanno spinto Striano a fare oltre 800 accessi al sistema informatico. La comparsa del termine sui giornali sembra legata solo a una sua più generica accezione usata dalla procura di Perugia. Dai primi accertamenti non sembra sia una questione di soldi, perché nessuno degli indagati è accusato di corruzione. Striano e Laudati sono accusati di falso, accesso abusivo a sistema informatico e abuso d’ufficio
Ma cosa si intende esattamente per “dossieraggio”? Questo termine si riferisce alla pratica di raccogliere informazioni su individui o entità, spesso in modo illegale o non autorizzato. Nel contesto dell’attuale indagine, si sospetta che diverse persone abbiano effettuato centinaia di accessi non autorizzati alle banche dati della procura antimafia, violando così la privacy e la legalità.
L’inchiesta ha avuto inizio con una denuncia presentata dal ministro della Difesa Guido Crosetto, che ha sollevato preoccupazioni riguardo alla pubblicazione di informazioni riguardanti la sua precedente attività professionale. Tuttavia, l’indagine si è estesa per coinvolgere una vasta gamma di individui, non solo personalità di spicco, ma anche cittadini comuni. I magistrati perugini, guidati da Raffaele Cantone, hanno condotto le loro indagini nel massimo riserbo, cercando di stabilire chi abbia avuto accesso alle informazioni e con quale scopo siano state utilizzate. Negli ultimi giorni sono emersi nuovi dettagli, in particolare una lunga lista di politici e personaggi “spiati” e il coinvolgimento di tre giornalisti del quotidiano Domani a cui Striano passava le informazioni.
Striano lavorava all’ufficio che si occupa delle cosiddette SOS, le segnalazioni di operazione sospetta: sono le segnalazioni che le banche sono tenute a fare alla Banca d’Italia quando notano movimenti sospetti sui conti correnti. Oltre ai dati delle SOS, sia Striano che Laudati potevano entrare in molte altre banche dati: Serpico, dell’Agenzia delle Entrate, che serve a controllare i redditi; SIVA, il Sistema Informativo Valutario, che serve a controllare operazioni finanziarie anomale, Infocamere con i dati del registro delle imprese oltre ovviamente alla banca dati Sidda/Sidna, utilizzata dalla direzione nazionale antimafia per controllare le indagini preliminari e i procedimenti in corso o chiusi dalle procure.
Secondo le ricostruzioni di diversi giornali, Striano avrebbe cercato informazioni su molti membri del governo. Nei giorni in cui Giorgia Meloni annunciò i ministri, a ottobre del 2022, Striano cercò dati sul ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, sulla ministra del Lavoro Marina Calderone e su Giuseppe Valditara, ministro dell’Istruzione. Oltre ai politici, Striano avrebbe avuto accesso a informazioni riservate di sportivi come l’allenatore della Juventus Massimiliano Allegri, il calciatore Cristiano Ronaldo e l’imprenditore ed ex presidente della Juventus Andrea Agnelli. Nella lista ci sono anche alcuni personaggi dello spettacolo tra cui il cantante Fedez.
Queste informazioni venivano poi inviate ad altre persone tra cui un investigatore privato, un amministratore di condominio, un ex ufficiale della Guardia di Finanza che ora lavorerebbe per la sicurezza di un’azienda privata e appunto tre giornalisti di Domani: Giovanni Tizian, Nello Trocchia e Stefano Vergine. Al momento, però, non si sa se Striano abbia inviato le informazioni di sua spontanea volontà o su esplicita richiesta.
I giornalisti di Domani sono accusati di accesso abusivo e rivelazione di segreto anche se la Costituzione e le leggi italiane garantiscono a giornali e giornalisti la possibilità di pubblicare qualsiasi informazione nell’esercizio del diritto di cronaca, purché questa sia di interesse pubblico e presentata entro certi limiti di pertinenza della notizia e continenza formale (in relazione al modo in cui viene scritta). Il direttore di Domani, Emiliano Fittipaldi, ha scritto che i suoi giornalisti sono tutti indagati per «una sola cosa: aver fatto bene il proprio lavoro, che è quello di trovare buone fonti, ottenere notizie segrete sui potenti di pubblico interesse, verificarle e infine pubblicarle».
Domani ha scritto che nelle contestazioni della procura non c’è traccia di ricerche su informazioni finanziarie relative alle dichiarazioni dei redditi o ai conti bancari di politici e imprenditori, o segnalazioni di operazioni sospette, ma ordinanze di custodia cautelare e informative delle forze dell’ordine già disponibili ai magistrati che indagano e agli avvocati difensori. Insomma, secondo Domani non si può parlare di dossieraggio.