«Non vedo l’ora di riabbracciare mia madre» sono state le prime parole di Chico Forti sul suolo italiano. Il 65enne trentino rilasciato nei giorni scorsi da un carcere della Florida dopo una lunga detenzione, è rientrato in Italia: l’aereo è atterrato ieri nell’aeroporto militare di Pratica di Mare e da lì Forti è stato trasferito nel carcere di Rebibbia. Resterà nel penitenziario romano forse fino a lunedì, quando verrà trasferito nel carcere di Verona.
Il procedimento per il rientro in Italia di Chico Forti, ai sensi della Convenzione di Strasburgo, era stato aperto nel dicembre 2019, quando lo stesso Forti, attraverso il suo difensore, manifestò la sua volontà di essere trasferito in Italia. Nel marzo scorso, il ministro della Giustizia Carlo Nordio aveva firmato il decreto con cui chiedeva di promuovere presso la Corte d’appello di Trento il giudizio di riconoscimento della sentenza penale irrevocabile emessa nel giugno 2000 dalla Corte in Florida. Giudizio che si è concluso a Trento il 17 aprile, con il riconoscimento della sentenza pronunciata dalle autorità statunitensi.
Meloni è andata a Pratica di Mare per accogliere Forti al suo arrivo. Ha pubblicato una foto che li ritrae insieme in cui ha detto di essere «fiera del lavoro del governo italiano» e in cui ha ringraziato «la diplomazia italiana e le autorità degli Stati Uniti». Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha detto che il governo stava lavorando fin da quando si è insediato affinché Chico Forti potesse «scontare la seconda parte della sua detenzione in un carcere italiano. Ci sembra una scelta giusta che tutela l’interesse di un cittadino italiano che ha avuto un comportamento ineccepibile negli Stati Uniti».
Enrico Forti (detto “Chico”) ha 65 anni ed è un imprenditore e produttore cinematografico di Trento. Del suo caso si parlò moltissimo in Italia, sia durante il processo che negli anni successivi: fu arrestato nel 1998 con l’accusa di aver ucciso un cittadino statunitense, Dale Pike, figlio di un uomo con il quale Forti era in trattativa per l’acquisto di un hotel a Ibiza. Forti si è sempre dichiarato innocente.
Nel 2000 fu condannato all’ergastolo e da allora rimase detenuto negli Stati Uniti, nonostante la convenzione di Strasburgo garantisca il diritto di una persona condannata in un paese straniero di scontare la pena nel proprio stato d’origine. La gestione del caso, sia nella parte delle indagini che in quella del processo, fu molto contestata e controversa, e molti accusarono le autorità americane di non avere rispettato i diritti di Forti.