Un terremoto di magnitudo 4.4 è solitamente moderato e raramente provoca conseguenze, ma la particolare conformazione geologica e l’intenso sviluppo urbanistico avvenuto nell’ultimo secolo contribuiscono ad alimentare la preoccupazione degli abitanti. Siamo nell’area dei Campi Flegrei, storicamente caratterizzata dal fenomeno del “bradisismo” (letteralmente “movimento lento del suolo”).
I Campi Flegrei sono una vasta area vulcanica che si trova nella zona nord occidentale di Napoli e che include i comuni di Bacoli, Monte di Procida, Pozzuoli, Quarto, oltre a parte della stessa città. A differenza del Vesuvio, i Campi Flegrei non hanno un vulcano principale, ma sono piuttosto una serie di vulcani attivi da più di 80mila anni. Hanno una struttura detta “caldera”, cioè un’area ribassata a forma più o meno circolare che si è formata per effetto di grandi eruzioni esplosive. La caldera dei Campi Flegrei si estende dal comune di Monte di Procida a Posillipo e comprende anche una parte sottomarina nel fondale del golfo di Pozzuoli.
Gli studi fatti hanno permesso di scoprire che negli ultimi 15mila anni nella caldera sono avvenute oltre 70 eruzioni, e decine di migliaia di terremoti. Queste eruzioni hanno formato crateri e laghi vulcanici ancora visibili come Astroni, la Solfatara e il lago di Averno. L’ultima eruzione è avvenuta nel 1534: è stata preceduta da una fase di sollevamento del suolo che in due anni ha raggiunto 19 metri di altezza e ha dato origine al vulcano Monte Nuovo. Da allora la caldera è quiescente, ma mostra in modo costante segnali di attività sismica: fumarole, deformazioni del suolo e soprattutto terremoti preceduti da uno sciame sismico.
La lenta deformazione del suolo della caldera è un fenomeno noto come bradisismo, un processo di sollevamento che riguarda in particolare l’area di Pozzuoli. Ci sono varie teorie sulle ragioni del bradisismo: la principale è che il magma che si trova in profondità starebbe rilasciando grandi quantità di vapor acqueo che a sua volta starebbe riscaldando le rocce che separano il magma dal suolo, creando delle deformazioni del terreno, causando i terremoti e un’attività più intensa delle fumarole.
Negli ultimi cento anni ci sono stati tre periodi di sollevamento particolarmente intenso: tra il 1950 e il 1952, tra il 1969 e il 1972 e tra il 1982 e il 1984. Nel 2005 è iniziata una nuova fase di sollevamento della caldera, attualmente ancora in atto. Come spiega la Protezione Civile, «dal 2023 si è registrato un graduale incremento nella frequenza dei terremoti. Nello stesso anno, gli eventi più forti si sono verificati il 27 settembre e il 2 ottobre e hanno avuto rispettivamente magnitudo 4.2 e 4.0. Nel 2024 l’evento maggiore è quello registrato il 20 maggio con una magnitudo di 4.4».
Secondo i dati dell’osservatorio vesuviano dell’INGV, l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, dall’inizio del 2024 è stata registrata una velocità di sollevamento di 2 centimetri al mese. Nell’ultimo anno sono stati segnalati migliaia di terremoti, di cui la maggior parte di magnitudo inferiore a 1, difficilmente percepibili dalla popolazione: soltanto nell’ultimo mese ne sono stati registrati 450.