Un tramezzo spostato un po’ più in là, una camera che si è fatta leggermente più grande quando dal progetto si è passati ai lavori. Ma anche il soppalco che è diventato lievemente più alto o più largo rispetto a quando era stato disegnato. Ora è possibile sanare le piccole difformità edilizie. Il Consiglio dei ministri ha approvato il cosiddetto decreto legge “salva casa” che contiene “misure urgenti in materia di semplificazione edilizia e urbanistica”.
«Un decreto di buonsenso che regolarizza piccole difformità, liberando finalmente gli uffici comunali da milioni di pratiche edilizie e restituendo il pieno utilizzo degli immobili ai legittimi proprietari. È una rivoluzione liberale», ha commentato Salvini. È un provvedimento a cui il ministro dei Tasporti lavorava da tempo, e che aveva pensato di promuovere già a inizio aprile, quando però le perplessità espresse dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e dal ministro degli Esteri Antonio Tajani lo indussero a rinviarlo.
Il decreto introduce delle semplificazioni normative, eliminando la necessità di ottenere autorizzazioni per alcuni piccoli interventi di edilizia o semplificando le procedure per ottenere le certificazioni in caso di cambio di destinazione d’uso degli immobili. Vengono inoltre estesi i limiti di tolleranza, cioè le difformità nella realizzazione rispetto ai progetti originari: si consente anche di mantenere le strutture esterne installate durante la pandemia da coronavirus, come per esempio i dehors dei locali, se è possibile dimostrare che servono a garantire il rispetto delle norme sanitarie.
Il decreto amplia inoltre i limiti entro i quali le difformità edilizie non vengono considerate degli abusi. Finora queste tolleranze costruttive avevano soglie molto basse, pari al 2% della superficie per tutti gli immobili. Ora queste soglie vengono alzate, ma solo per le difformità già esistenti. Vengono estese anche le cosiddette tolleranze esecutive, quelle che riguardano irregolarità nella disposizione degli spazi interni, delle porte e delle finestre; la collocazione difforme rispetto al progetto di impianti interni, di finiture di piccola entità, la mancata realizzazione di elementi architettonici non strutturali e gli errori progettuali corretti in cantiere, cioè nella fase di costruzione dell’immobile. In ogni caso, per i dettagli specifici bisognerà attendere la pubblicazione del decreto, finora conosciuto solo attraverso delle bozze non definitive e alcune schede sintetiche pubblicate dal ministero dei Trasporti.
Per quanto riguarda le procedure di accertamento di conformità, il decreto supera il principio della cosiddetta “doppia conformità”. Per sanare le piccole irregolarità edilizie al momento bisogna presentare al Comune dove si trova l’immobile documenti che attestano il rispetto della normativa edilizia e urbanistica in vigore sia al momento della realizzazione della struttura sia al momento della presentazione della domanda di sanatoria. Il decreto semplifica il processo, e stabilisce che possono essere sanati gli interventi che sono conformi alle norme urbanistiche attualmente in vigore e che erano coerenti con le norme edilizie all’epoca della realizzazione dell’immobile.
I partiti di opposizione hanno criticato questo provvedimento descrivendolo come un condono: seppure il principio è effettivamente quello di una sanatoria degli abusi, il decreto riguarda in effetti solo casi di piccola entità. Il decreto-legge ha anche una evidente funzione elettorale, essendo stato approvato a pochi giorni dalle elezioni europee.