Intesa in extremis tra i commissari straordinari dell’ex Ilva e Arcelor Mittal. Nel giorno dell’udienza programmata al Tribunale di Milano le due parti hanno raggiunto un accordo per provare a rinegoziare il contratto originario di affitto e vendita degli stabilimenti e per l’operazione finanziaria di rilancio del polo siderurgico con base a Taranto. L’accordo prevede che la negoziazione duri al massimo fino al 31 gennaio, e che l’udienza sul ricorso venga posticipata al 7 febbraio.
L’accordo è stato siglato dall’amministratore delegato di Arcelor Mittal Italia Lucia Morselli e dai tre commissari dell’ex Ilva Francesco Ardito, Alessandro Danovi e Antonio Lupo, autorizzati dal ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli. «Arcelor Mittal – ha spiegato Morselli – farà il possibile per continuare nella produzione, anche se non potrà mantenere gli impegni sulla capacità produttiva, presi nella scorsa udienza, perché nel frattempo, lo scorso 10 dicembre, è arrivato il provvedimento del giudice di Taranto sullo stop all’altoforno 2».
Quattro pagine in inglese. Dieci punti. Il primo punto è quello più importante: riguarda il green deal e i livelli di occupazione. Il progetto «prevede investimenti in tecnologia verde da realizzarsi anche attraverso una nuova società finanziata da investitori pubblici e privati». «Il Governo italiano – si legge – alla luce dell’interesse strategico nazionale delle attività di Ilva e del suo impegno per realizzare il ‘nuovo accordo verde’, è fortemente impegnato a preservare il business come impresa corrente e gli attuali livelli di occupazione sulla base e coerenti con il nuovo piano industriale attualmente in discussione tra le Parti, che mira a produrre circa 8 milioni di tonnellate di acciaio entro il 2023».
Il pre-accordo tra i commissari straordinari dell’ex Ilva e Arcelor Mittal riguarda anche la partnership e l’impegno da parte dello Stato di investire capitale in ArcelorMittal attraverso la Am InvestCo. Il piano prevede però che nella gestione dell’ex Ilva, ArcelorMittal rimanga il maggiore azionista. L’azienda inoltre si impegna a pagare creditori e affitto. Si specifica però che l’accordo non è definitivo, ma un punto di partenza per un accordo formale e ambo le parti si rimettono alla giurisdizione del Tribunale di Milano in caso di mancata intesa finale.