Ora che il Senato ha concesso l’autorizzazione a procedere nei confronti di Matteo Salvini sul caso Gregoretti, la parola passa al procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro. L’ex ministro dell’Interno sarà giudicato da una sezione ordinaria del tribunale di Catania. E in quella sede si aprirà una fase nuova e tutt’altro che scontata. Il magistrato si era già espresso per l’archiviazione dell’inchiesta nei confronti dell’ex ministro dell’Interno ritenendo che non ci fosse stato alcun sequestro dei 131 migranti a bordo della nave militare Gregoretti che nel luglio scorso li aveva soccorsi ma poi era stata bloccata da Salvini nel porto di Augusta per sei giorni.
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Il Tribunale dei ministri trasmetterà, dunque, le carte al procuratore Zuccaro per la prosecuzione del procedimento contro l’ex titolare del Viminale: sarà dunque il pm a dover chiedere il rinvio a giudizio e tale richiesta dovrà essere valutata dal gup. Zuccaro aveva in precedenza chiesto l’archiviazione al tribunale dei ministri etneo, ma adesso sarebbe obbligato a “procedere” e dunque non potrebbe reiterare la richiesta di archiviazione. Nulla impedisce, però, all’udienza davanti al gup, che la procura possa chiedere il non luogo a procedere. Se il giudice dell’udienza preliminare disporrà il rinvio a giudizio, il processo si terrà di fronte a una sezione ordinaria del Tribunale etneo.
L’importante è che, così come prevede ancora la legge costituzionale, coloro che valuteranno ed eventualmente processeranno l’ex ministro dell’Interno non siano i magistrati già componenti del tribunale dei ministri. Questi ultimi, infatti, con le funzioni un tempo esercitate dal giudice istruttore, hanno svolto indagini sul leader del Carroccio e non possono entrare nel merito delle accuse, perché si incorrerebbe in un caso scolastico di “pre-giudizio”. Negli eventuali successivi gradi di giudizio si andrà in Corte d’appello e poi in Cassazione.
Salvini potrebbe anche chiedere l’abbreviato e deciderebbe il gup allo stato degli atti già acquisiti dal tribunale dei ministri, in camera di consiglio. In caso di condanna ci sarebbe lo sconto di pena di un terzo. La legge costituzionale prevede però che in ogni caso, «per i reati commessi nell’esercizio delle loro funzioni dal presidente del Consiglio o dai ministri, la pena è aumentata fino a un terzo, in presenza di circostanze che rivelino la eccezionale gravità del reato».