Il numero di tamponi effettuati è determinante non solo per controllare l’andamento dell’epidemia, ma anche perché compone il dato giornaliero sul numero di positivi (e la loro crescita percentuale). Ma non sempre il numero di tamponi effettuati coincide con le persone testate. Già solo i malati ricoverati vengono sottoposti ad almeno tre tamponi: quello che individua la positività, quello che si fa nel momento di guarigione clinica e quello di controllo. Da qualche giorno la Protezione Civile segnala la differenza e ha iniziato a pubblicare anche il dato delle persone testate per il coronavirus e non solo quello dei tamponi eseguiti.
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Complessivamente, in Italia sono stati fatti 1.398.024 tamponi su 943.151 persone, quindi oltre 450 mila persone sono state testate più di una volta. In altre parole, il 32,5% dei tamponi ha avuto come destinatario un paziente già sottoposto a tampone. Sulla base di questi primi dati, il sito YouTrend ha compilato una tabella per capire come si stanno muovendo le Regioni.
In numeri assoluti la Regione che ha testato più persone è la Lombardia, dove 173.333 individui sono stati sottoposti almeno una volta al test. Seguono il Veneto, con 163.757 e poi l’Emilia-Romagna con 90.894. Le regioni con meno persone sottoposte a test sono il Molise (3.683), la Valle d’Aosta (3.910) e la Basilicata (6.968). Youtrend ha però ricalibrato i numeri rispetto alla popolazione delle singole Regioni: in questo modo il Veneto è la prima regione con 334 persone testate ogni 10.000 abitanti, ma al secondo posto c’è la Provincia Autonoma di Trento con 321 e poi la Valle d’Aosta che ha sottoposto a test 311 persone ogni 10.000 residenti. In fondo troviamo il Lazio, che ha testato solo 39 persone ogni 10.000 abitanti con 74.756 tamponi fatti a persone già testate.
Ovviamente questa politica dipende molto da come si presentava lo scenario epidemico nelle varie zone: in un posto dove il contagio è esponenziale e il sistema sanitario messo a dura prova, succede che si testino solo i pazienti in ospedale, perché non si riescono a liberare risorse per gestire tutte le segnalazioni. E ricordiamo che per evitare focolai nelle strutture ospedaliere si è scelto, ove possibile, di testare periodicamente medici e infermieri.