«Dimostrateci che siete con noi, provateci che non ci lascerete soli e che siete davvero europei. Solo così la vita vincerà sulla morte, la luce batterà l’oscurità». È con queste parole che Volodymyr Zelensky ha annunciato la richiesta dell’Ucraina per un’adesione rapida secondo una nuova procedura speciale all’Unione europea. Mentre le bombe cadevano a Kharkiv e i panzer russi sventravano il Paese, Kiev aveva già recapitato il messaggio più volte all’indirizzo di Bruxelles. Ma adesso il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione su questo argomento: non è un atto vincolante ed è più che altro una dichiarazione di intenti del Parlamento.
Nella risoluzione il Parlamento si impegna «ad adoperarsi per concedere all’Ucraina lo status di candidato all’Unione Europea, in linea con l’articolo 49 del trattato sull’Unione Europea e sulla base del merito, e nel frattempo continuare a lavorare per la sua integrazione nell’Unione». La risoluzione è stata approvata con 637 voti favorevoli, 13 contrari e 36 astenuti.
In sostanza con questa risoluzione il Parlamento Europeo si impegna a favorire il processo che porterebbe all’adesione dell’Ucraina all’Unione, ma non dice nulla di concreto sulle tempistiche per l’ingresso del paese, e sulla procedura emergenziale chiesta da Zelensky. Per l’adesione di un paese all’Unione Europea, dopo la richiesta, servono infatti un’approvazione della Commissione e del Consiglio, a cui seguono negoziati che possono durare diversi anni.
La procedura, delineata dall’articolo 49, prevede che il Parlamento Europeo e i Parlamenti nazionali siano “informati” della domanda di adesione dello Stato terzo. Lo Stato richiedente, quindi, trasmette la sua domanda al Consiglio «che si pronuncia all’unanimità previa consultazione della Commissione e previa approvazione del Parlamento Europeo, che si pronuncia a maggioranza dei membri che lo compongono. Si tiene conto dei criteri di ammissibilità convenuti dal Consiglio Europeo». Il trattato sull’Unione Europea stabilisce peraltro, all’articolo 42.7, una clausola di difesa reciproca nel caso di attacco armato a un paese membro, anche se i termini con cui è espressa sono meno perentori di quelli usati per esempio dall’articolo 5 del trattato della Nato.
Subito dopo l’ufficializzazione della richiesta sono arrivate le dichiarazioni di diversi altri leader europei, che si sono invece mostrati decisamente più scettici su un’immediata entrata dell’Ucraina nell’Unione e che hanno ricordato che per accogliere una richiesta del genere ci vogliono anni di dibattiti, e non si può prendere una decisione simile in pochi giorni.
L’ultimo paese a entrare nell’Ue era stata nel 2013 la Croazia, che aveva presentato la propria richiesta dieci anni prima. Al momento ci sono inoltre altri cinque paesi a cui è stato concesso lo status di paese candidato a entrare nell’Unione i cui negoziati per l’adesione sono ancora in corso: Turchia, Montenegro, Macedonia del Nord, Serbia e Albania.
Per aderire un paese deve rispondere ad alcuni criteri fondamentali, tra cui il rispetto dell’articolo 6, paragrafo 1 del trattato sull’Unione, secondo cui un paese può entrare nell’Unione Europea solo se garantisce al suo interno il rispetto della libertà, della democrazia, dei diritti dell’uomo, delle libertà fondamentali e dello stato di diritto. Ci sono poi alcuni criteri economici da rispettare, tra cui la presenza di un’economia di mercato libera e concorrenziale.