Che bella femmina! Stanco morto se ne andò a letto, ma non dormì bene. Sognò Nihil: era triste e scuro in volto. Al mattino intrepretò il sogno come un segno del destino. Nihil voleva che trovasse quella donna e che si prendesse cura di lei: doveva fare di tutto per esaudire il suo desiderio. Si mise subito all’opera. Non andò neanche al lavoro. Chiamò il capo, che andò su tutte le furie, e gli domandò le ferie per motivi personali. Dinanzi al rifiuto del dottore Sottile, lo minacciò di pretendere che gli pagasse gli straordinari per il lavoro in più che svolgeva anche per la buonanima di Nihil. Il capo fu costretto a cedere e a fare a meno di lui in ufficio per un mese intero. Si mise in macchina e si recò da un amico, investigatore privato, a cui molto tempo prima aveva fatto un favore. In nome della loro sacrosanta amicizia lo scongiurò di trovare per lui una donna che aveva visto solo in foto, che credeva una sera di avere incontrato in un ristorante per puro caso, e della quale pensava di conoscere il nome. L’amico rimase in silenzio per qualche secondo. Poi si tolse dalla bocca la gigantesca pipa. Gli alitò una boccata di fumo in faccia. Sorrise e con l’indice indicò al muro una serie di pergamene in cui venivano elencati tutti i casi impossibili che aveva risolto. Doveva fidarsi di lui come del buon Dio. Prese nota del presunto nome della donna e con un fare garbato congedò Adsum. Due giorni dopo lo riconvocò in ufficio, gli domandò un biglietto da cinquecento euro, e gli raccontò tutto quello che aveva scoperto su Marina. «Grazie!» gridò Adsum che tornò a casa quella sera con il cuore più leggero e tutto contento per aver trovato la donna di Nihil. Per l’emozione non chiuse occhio tutta la notte e dopo aver valutato i pro e i contro di una nuova risoluzione, poco prima dell’alba sgusciò fuori di casa, si mise in auto e dopo aver sbagliato strada un paio di volte e aver rifatto almeno una decina il giro dello stesso isolato, alle otto in punto, fu sotto casa di Marina. Non stava nella pelle al pensiero di prendere il posto dell’amico nel suo cuore e divenne la sua ombra. La seguiva ovunque. Passava le notti in macchina sotto la sua amabile dimora e l’aspettava ogni pomeriggio al solito ristorante a Ponte a Greve, dove lei pranzava piacevolmente con alcuni amici. Faceva tutto quello che faceva lei. A pranzo prendeva persino le sue stesse pietanze e da vegetariano qual era, per ragioni di economia domestica, finì per diventare un fine estimatore della finocchiona e dei sapori di terra. Grazie al solito amico investigatore, che in nome dell’amicizia gli domandò un altro biglietto verde da cinquecento, fece altre indagini, e venne a sapere che Marina frequentava regolarmente una comunità di santoni-filosofi nel Chianti. Li incontrava una volta al mese e tra un bicchiere di vino e l’altro, e luculliani pranzi all’aperto, cercavano la salvezza dell’anima. Quanta bella gente conosceva la buonanima di Nihil! Che fesso era stato a non frequentarlo di più quando era in vita! Però poteva ancora recuperare il tempo perduto e stringere una salda amicizia con Marina, che con le sue belle forme gli faceva spiccare il volo non nel terzo cielo, ma nel quarto e finanche nel sesto.
Una domenica mattina, dopo aver passato la notte in bianco sotto casa della donna, Adsum si fece coraggio e suonò al suo citofono.
– Chi è?
– Sono Adsum.
– Scusi, non ho capito. Può ripetermi il suo nome?
– Mi chiamo Adsum. Lei non mi conosce, ma se mi apre e mi dà cinque minuti del suo tempo preziosissimo le spiegherò tutto.
– Perché dovrei aprirle?
– Sono Adsum, signorina Marina.
– Mi dispiace, ma non conosco questa marca pubblicitaria. Bussi a un’altra porta e non mi disturbi più.
Marina gli chiuse il citofono in faccia. Il primo tentativo di abboccamento era fallito, ma Adsum non si diede per vinto e tornò alla carica. Salì in macchina e attese fino alle cinque del pomeriggio che Marina uscisse per andarle incontro e spiegarle (anche se non aveva bene chiaro in mente quali fossero!) le ragioni per cui doveva assolutamente ascoltarlo.
– Signorina Marina…
La donna si voltò e vide un uomo vestito in uno scintillante abito bianco con il papillon e con delle rose che andava verso di lei. Il volto le era noto, ma non si ricordava dove lo avesse visto. Lo scambiò ancora una volta per l’omino della pubblicità.
– Non mi interessa la pubblicità. Mi lasci in pace.
– Sono Adsum, signorina. Mi aspetti.
Stava salendo già in auto. Stava per sfuggirgli di nuovo. Adsum giocò il tutto per tutto.
– Si fermi. Sono un amico del signor Nihil.
Marina restò impalata. Si fermò impettita dinanzi a lui. Era altissima. Lo guardò dall’alto in basso. Gli domandò come conoscesse Nihil. Gli disse che aveva un impegno di lavoro e lo invitò a tornare a farle visita il giorno dopo, a casa sua, alla stessa ora.
– Nihil è morto? Mi dica che non è vero. – Marina scoppiò a piangere.
– Non pianga, la prego.
– Povero Nihil! Come è successo?
– È una storia lunga.
– Mi racconti tutto.
– Certo. Diventeremo intimi e le racconterò tutto. Vuole un fazzoletto?
– No, ho il mio. Aspetti qui.
Marina si alzò di scatto. Tirò fuori dalla borsa uno specchio. Andò verso il bagno. Adsum si alzò anche lui e scodinzolando come un fedele cagnolino la seguiva.
– Dove va?
– Ho il viso bianco per l’emozione.
– Lei ha il colorito di una rosa di maggio. Lei è… bellissima!
– È stato un brutto colpo. Ci vuole un po’ di fard. Torno subito. Lei si metta pure a sedere.
– Vuole una mano? L’aiuto?
– No, faccio da sola.
Adsum era sulla porta del bagno.
– Torni pure in salotto. Mi aspetti lì.
– L’aiuto. Fa prima.
– Torni in salotto. – gridò Marina stizzita e voltandosi verso Adsum – Non si spiano le signore!
– Mi scusi. Non volevo.
Adsum si spaventò e andò in salotto. Per passare il tempo si mise a leggere i titoli dei libri che erano nella libreria a muro. Marina ritornò. Sul suo volto non c’era più neanche una ruga ed era più bello e giovanile di prima. Si informò su come Nihil era morto. Si fece una grossa risata per l’assurdità di tutta quella storia. Infine, congedò Adsum dicendo che era stanca e di telefonarle o di tornare a farle visita quando voleva. Adsum uscì da casa di Marina raggiante di gioia. Era certo di aver preso nel suo cuore il posto di Nihil.
… Continua… Vi aspettiamo alla prossima puntata!