L’Arabia Saudita ha deciso di estendere il taglio alla sua produzione di greggio di 1 milione di barili al giorno di ulteriori 3 mesi, da ottobre fino alla fine di dicembre. A stretto giro anche la Russia ha annunciato di estendere i suoi tagli alla produzione pari a 300.000 barili al giorno. Una mossa che ha uno scopo molto preciso: agire sul lato dell’offerta, riducendola, per far salire i prezzi.
«Questo ulteriore taglio volontario viene a rafforzare gli sforzi precauzionali compiuti dai Paesi Opec con l’obiettivo di sostenere la stabilità e l’equilibrio dei mercati petroliferi», ha dichiarato la Saudi Press Agency. L’agenzia di stampa russa Tass ha citato Alexander Novak, vice primo ministro russo ed ex ministro dell’Energia, per dire che Mosca continuerà a tagliare 300.000 barili al giorno.
Per gli operatori è stato soprattutto il prolungamento del taglio saudita (dopo i 500mila barili in agosto) il segnale più importante, in quanto l’Arabia guida la stessa Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio. In questo modo Riad manterrà la produzione al livello più basso da diversi anni, cioè circa nove milioni di barili al giorno, per almeno sei mesi. Per Mosca viene segnalata invece la necessità di recuperare le entrate per sostenere le spese dell’invasione in Ucraina. E con prezzi troppo bassi sarebbe impossibile: i ricavi russi dalle esportazioni di petrolio in maggio sono infatti scesi a 13,3 miliardi totali, in calo del 36% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.
Il rischio per gli automobilisti è che nel giro di qualche giorno, se i rialzi dovessero diventare strutturali, aumentino anche i prezzi ai distributori, trascinando oltre i 2 euro al litro il costo alla pompa anche in modalità self-service. La speranza in Italia è che il recupero del prezzo del petrolio non sia stabile. Secondo le associazioni di consumatori, in tre mesi il gasolio è già aumentato del 12%, la benzina di oltre l’8%. E lunedì scorso, con le quotazioni internazionali nel weekend già in aumento, il prezzo medio praticato della benzina in modalità self era già arrivato 1,960 euro al litro, mentre il gasolio viaggiava a quota 1,864.
Dopo il rialzo del gas, l’esecutivo, già alle prese con la scarsità di risorse da destinare alla legge di Bilancio, dovrà scegliere tra bonus bollette e il bonus benzina. Ma i cittadini chiedono interventi urgenti, come il taglio delle accise. Ma questo il governo non ha intenzione di farlo. Troppo impattante come misura per le casse dello Stato, troppo difficile tornare indietro. Ma sta studiando da tempo una nuova misura per aiutare chi è in difficoltà. Automobilisti con redditi bassi – la soglia è ancora da stabilire – che fanno fatica con i prezzi attuali della benzina.
La formula dovrebbe essere quella del bonus da 150 euro una tantum, già sperimentata con il governo Draghi, che lo utilizzò come sistema per provare a contrastare l’inflazione. In questo caso, però, l’erogazione o la spesa sarebbero condizionate all’acquisto di carburante. La misura deve ancora essere scritta, ma sarebbe coperta dall’extragettito Iva proprio sui carburanti, visto che all’aumento dei prezzi corrisponde anche un aumento delle imposte e dell’incasso per lo Stato.