La manovra del governo Meloni è rimandata. In primavera. E rischia la procedura di infrazione per “Squilibri macroeconomici eccessivi”. La Commissione europea ritiene che il bilancio non sia «pienamente in linea» con le recenti raccomandazioni-paese, e chiede a Roma «di essere pronta a introdurre le misure necessarie» per rimettere in carreggiata le finanze pubbliche.
«Non si tratta di una bocciatura, ma di un invito alla prudenza di bilancio e a utilizzare al meglio le risorse comuni europee», ha tenuto a precisare il Commissario europeo Paolo Gentiloni. Ma di sicuro il giudizio della Commissione europea sul documento programmatico di bilancio del governo Meloni apre la strada, la prossima primavera, in essenza di «progressi», a una possibile procedura di infrazione per deficit eccessivo.
L’esecutivo comunitario prende atto degli sforzi sul fronte delle finanze pubbliche, ma mette l’accento su due aspetti. Prima di tutto, il denaro risparmiato grazie all’abolizione delle misure di sostegno in campo energetico (pari all’1% del PIL) dovrebbe essere usato per ridurre il debito, mentre in realtà, secondo Bruxelles, sarà utilizzato dal governo per nuove spese. «Nella Manovra i risparmi della graduale eliminazione delle misure di sostegno energetico non verranno interamente realizzati per ridurre il disavanzo pubblico e questo rischia di non essere pienamente in linea con la raccomandazione del Consiglio», scrive la Commissione europea nella sua opinione sul documento programmatico dell’Italia.
Il 14 luglio, sulla base delle proposte della Commissione, il Consiglio aveva raccomandato all’Italia un target di aumento nominale della spesa pubblica netta non oltre l’1,3%, dal 2023 al 2024. «Secondo le previsioni d’autunno 2023 della Commissione, la spesa primaria netta finanziata a livello nazionale dell’Italia dovrebbe aumentare dello 0,9% nel 2024, che è al di sotto del tasso di crescita massimo raccomandato. Tuttavia, le attuali stime della spesa primaria netta finanziata a livello nazionale nel 2023 sono superiori a quelle previste al momento della raccomandazione (dello 0,8% del Pil)». Ecco perché, conclude l’esame dei tecnici Ue, «si ritiene che la spesa primaria netta finanziata a livello nazionale non sia pienamente in linea con la raccomandazione».
La valutazione della Commissione ha messo in luce perplessità sulle manovre anche di Francia e Germania. Per quanto riguarda Parigi, il tasto dolente è lo stesso dell’Italia: la spesa primaria netta, che secondo la Commissione, ancor più chiamante, «non rispetterà il tasso di crescita massimo raccomandato nel 2024». Il governo francese è perciò esplicitamente invitato «ad adottare le misure necessarie nell’ambito del processo di bilancio nazionale per garantire che la politica fiscale nel 2024 sarà in linea con la raccomandazione del Consiglio del 14 luglio 2023». Quanto a Berlino, la spesa qui dovrebbe restare sotto controllo ma a destare perplessità è la mancata riduzione prevista tra il 2023 e il 2024 delle misure di emergenza di sostegno per i costi dell’energia. Anche la manovra tedesca, dunque, come quella italiana, viene considerata al momento «non pienamente in linea con la raccomandazione del Consiglio».