Alle elezioni regionali in Basilicata ha vinto Vito Bardi di Forza Italia, il presidente uscente sostenuto dalla coalizione di destra al governo (Fratelli d’Italia, Lega e Noi Moderati, oltre che la stessa Forza Italia) e dai partiti di centro Azione e Italia Viva. Bardi ha ottenuto il 56,63% dei voti, con un distacco molto netto di circa 14 punti dal suo principale sfidante, Piero Marrese del Partito Democratico, sostenuto anche dal Movimento 5 Stelle e dall’Alleanza Verdi e Sinistra. Eustachio Follia, del piccolo partito paneuropeo Volt, ha preso intorno all’1% dei voti.
Le Regionali erano la prova generale dei partiti in vista delle Europee. Ma dopo la vittoria iniziale in Sardegna, il centrosinistra aveva affidato a questi mini test una valenza politica nazionale, quasi fossero l’inizio di un cambio nel Paese. La successiva sconfitta in Abruzzo ha trasformato l’operazione mediatica delle opposizioni in un boomerang politico. E il pasticcio nelle trattative per il candidato comune in Basilicata ha chiuso anzitempo la sfida a vantaggio del centrodestra.
Il voto in Basilicata, per quanto coinvolgesse un ridotto numero di elettori, ha confermato il problema che affligge il campo largo. Già in Abruzzo l’esperimento del «fronte unico» era fallito, dimostrando la difficoltà delle forze di opposizione, Pd e M5s, di stare insieme per un’assenza di appeal elettorale che è dovuta all’assenza di un progetto politico alternativo alla maggioranza.
E come non bastasse, le vicende giudiziarie di Bari e della Puglia hanno aperto un conflitto tra Schlein e Conte che si protrarrà oltre le Europee, perché M5s mira a conquistare l’egemonia sul popolo di sinistra usando strumentalmente la questione morale contro il Pd. A questo si aggiungono le violente polemiche interne ai democratici per la decisione della segretaria di candidarsi al Parlamento di Strasburgo e per l’idea, poi già sfumata, di mettere il proprio nome sul simbolo del partito.
La coalizione di governo non incontrerà ostacoli da parte delle opposizioni. I suoi problemi sono tutti interni. A partire dall’incognita del Carroccio e dalle sorti del suo leader. L’esito del dibattito interno alla Lega fa capire quali saranno le difficoltà che conseguentemente la presidente del Consiglio dovrà affrontare nella gestione dell’esecutivo e dell’alleanza.