Dopo tre mesi passati agli arresti domiciliari, il presidente della Liguria Giovanni Toti ha lasciato l’incarico. A consegnare la lettera di dimissioni irrevocabili all’ufficio protocollo della Regione è stato l’assessore Giacomo Raul Giampedrone su delega dello stesso Toti. «Inoltro questa mia alle autorità in indirizzo per tutte le competenze di legge relative alla gestione transitoria dell’ente e l’avvio delle procedure per l’indizione di nuove elezioni», si legge nella lettera
Toti, a due terzi del suo secondo mandato da governatore, era stato eletto presidente alla guida della Regione Liguria l’11 giugno 2015 e confermato alle elezioni regionali del 2020. Da 80 giorni era agli arresti domiciliari, accusato di corruzione dalla procura di Genova: secondo i magistrati avrebbe ricevuto tangenti in cambio di favori, in particolare la concessione di spazi del porto di Genova all’azienda di servizi portuali dell’imprenditore Aldo Spinelli. I magistrati accusano Toti di aver accettato finanziamenti per 74.100 euro (40mila nel dicembre del 2021, 30mila nel 2022, 4.100 nel 2023) attraverso il suo comitato elettorale a fronte di diversi impegni. Il più rilevante riguarda il rinnovo per 30 anni della concessione del terminal chiamato Rinfuse (i terminal sono le aree del porto concesse alle aziende per gestire l’arrivo e la spedizione delle merci) a un’azienda partecipata dal gruppo Spinelli.
L’avvocato di Toti, Stefano Savi, aveva chiesto al tribunale del Riesame la revoca degli arresti domiciliari o in alternativa l’obbligo di dimora nella casa di Ameglia, in provincia della Spezia, dove Toti è agli arresti, o ancora il divieto di raggiungere Genova. I giudici del tribunale del Riesame avevano respinto la richiesta della difesa e confermato gli arresti domiciliari, che prevedono il divieto di comunicare con chiunque a eccezione della moglie, dei genitori e ovviamente dell’avvocato. Da quel momento Toti, a cui nelle ultime settimane è stato concesso di incontrare alcuni alleati politici, ha iniziato a valutare più seriamente le dimissioni.
La decisione di Toti non è solo politica, ma legata alla sua vicenda giudiziaria. «Mi assumo tutta la responsabilità di richiamare alle urne, anticipatamente, nei prossimi tre mesi, gli elettori del nostro territorio, che dovranno decidere per il proprio futuro», scrive Toti nella lettera. L’ormai ex governatore ringrazia la giunta e la maggioranza che «si sono assunti l’impegno di evitare il blocco dell’Ente» e attacca i partiti di opposizione che, scrive Toti, lontani «dall’attitudine istituzionale richiesta dal momento, hanno saputo solo cavalcare la complessa situazione».
Grazie alle dimissioni, infatti, Toti ha maggiori possibilità di ottenere la revoca degli arresti domiciliari e in questo modo evitare il giudizio immediato. Il giudizio immediato può essere chiesto dalla procura o dall’imputato e sostanzialmente serve a evitare l’udienza preliminare, accorciando di conseguenza i tempi del processo. Uno dei requisiti che la procura può far valere per chiedere il giudizio immediato è che la persona accusata sia agli arresti: per evitare un processo rapido, ora Toti deve chiedere e ottenere in tempi brevi la revoca dei domiciliari.
Le elezioni potrebbero tenersi in autunno quando andranno al voto anche l’Emilia Romagna (il 17 e il 18 novembre) e l’Umbria, che non ha ancora annunciato le date. «Si apre per tutti una fase nuova», ha scritto Toti nella sua lettera. In base all’art. 126 della Costituzione le sue dimissioni «comportano automaticamente le dimissioni della Giunta regionale e lo scioglimento anticipato del Consiglio». Da quel momento il Consiglio regionale, la Giunta regionale e il presidente facente funzioni entrano in regime di prorogatio fino all’insediamento del nuovo consiglio regionale e della nuova Giunta, «per assicurare la continuità amministrativa dell’Ente e poter compiere quelle attività di ordinaria amministrazione o atti indifferibili e urgenti che si rendessero necessari nel periodo transitorio». Dal punto di vista istituzionale le elezioni verranno convocate dal presidente facente funzioni della Giunta regionale Alessandro Piana d’intesa con la presidente della Corte d’Appello di Genova e si svolgeranno entro il termine di 90 giorni dalla data delle dimissioni.