I migranti che vivono nel comune calabrese di Riace possono scegliere se rimanere o andare via. La precisazione arriva dal Viminale: «A Riace non ci sarà alcun trasferimento obbligatorio: i migranti si muoveranno solo su base volontaria». Ma il blocco dei finanziamenti deciso dal ministero dell’Interno li lascerà senza alcun sostegno. E alla fine, proprio per sopravvivere, molti di loro potrebbero essere costretti ad accettare accoglienza in un altro posto. Stando a quanto ricostruito dal Ministero, si tratta del «meccanismo che scatta quando un progetto Sprar deve chiudere, perché finisce oppure perché viene revocato. Quando accade i migranti hanno due opzioni restare dove sono e non beneficiare più del sistema di accoglienza, oppure possono andare in altri progetti Sprar nelle vicinanze, naturalmente sulla base delle disponibilità».
IL SOGNO DEL “VILLAGGIO GLOBALE”. Era il 1998 quando un veliero partito dalla Turchia con a bordo 66 uomini, 46 donne e 72 bambini sbarca lungo il litorale di Riace marina. Il paese calabrese si adopera per accoglierli grazie a un network di attivisti che si consoliderà nel corso degli anni. È in quei giorni che nasce quello che con il tempo diventerà Riace: un esperimento di convivenza tra persone provenienti da luoghi diversi, il tentativo di far rinascere un villaggio semi deserto, stravolto da uno tsunami demografico di cittadini che lasciano la propria terra per cercare impiego al nord o all’estero. Nel 2001 Riace è uno dei primi comuni italiani a partecipare ai progetti per l’accoglienza diffusa, il sistema che in seguito sarebbe diventato il servizio Sprar (Sistema di protezione per i richiedenti asilo e i rifugiati). Dal 2004 Mimmo Lucano diventa sindaco e da allora è il comune a gestire direttamente i fondi per il progetto di accoglienza: vengono riaperte alcune botteghe, riparte la scuola, viene creato un ambulatorio medico. Il tutto con l’idea di fare dell’integrazione un’opportunità per i migranti e per i residenti.
LA FINE DEL MODELLO RIACE. Nel 2016 Lucano viene inserito tra le 50 persone più influenti al mondo dalla rivista Fortune, ma è in quello stesso anno che cominciano le indagini per accertare le irregolarità amministrative e gli illeciti del progetto. Il sogno comincia a trasformarsi in un incubo: il 2 ottobre il sindaco viene arrestato e il 13 ottobre arriva il documento del Viminale che di fatto cancella il modello Riace, muovendo accuse e contestazioni al progetto di accoglienza. Il documento di 20 pagine ordina la chiusura di tutti i progetti e il trasferimento di tutti i migranti. La procedura che sarà seguita viene spiegata successivamente in una nota del Viminale, evidentemente nel tentativo di frenare le proteste. E così si chiarisce che «i trasferimenti dei migranti potranno avvenire soltanto su base volontaria» come sempre avviene «quando un progetto Sprar deve chiudere». A questo punto «dovranno essere gli operatori del progetto a formalizzare la proposta di nuova destinazione» mentre «il Comune di Riace ha 60 giorni di tempo per fornire la documentazione finanziaria sui migranti che beneficiavano dell’accoglienza, sia che queste persone decidano di essere trasferite sia che restino nel comune calabrese».
LEGGI ANCHE: Chi è Mimmo Lucano, il sindaco dell’accoglienza
LE REAZIONI. Riguardo le contestazioni che il Ministero gli ha mosso, come le scarse condizioni igieniche e falle nella rendicontazione, Lucano ha replicato che «non è vero niente, si tratta di atteggiamenti denigratori, dato che il “villaggio globale” di Riace è stato visto da tutti come qualcosa di straordinario». La presidente Anpi, l’Associazione nazionale partigiani, prima della precisazione del Viminale aveva parlato delle conseguenze della circolare con cui il Viminale ha disposto il trasferimento dei migranti accolti a Riace. «Con l’ipotizzato spostamento di 200 migranti – aveva detto Carla Nespolo – il ministro dell’interno Salvini consuma un ulteriore atto di violenza e vendetta nei confronti dell’esperienza di riuscita ed esemplare integrazione, attuata nel comune». Parole durissime erano giunte anche parole dal segretario della Cgil, Susanna Camusso: «Si sta commettendo non solo un errore, ma un atto disumano, sbagliato, di dubbia legalità. La scelta del ministro degli Interni di trasferire i migranti ospiti nello Sprar di Riace in altre strutture è un atto scellerato, spropositato e va bloccato». «Quello compiuto a Riace da Salvini, un leader che ha rubato 49 milioni, è un atto immondo», ha detto Nicola Zingaretti durante il discorso che ha chiuso la convention “Piazza Grande”. Il Pd chiama in causa il presidente della Camera, Roberto Fico. «Il silenzio di Fico su Lodi e Riace. Tutto è compiuto, ormai», twitta Alessia Morani. Durissimo con i Cinquestelle anche il governatore toscano, Enrico Rossi, di Mdp: «M5s è alleato di Salvini, ma non alza un dito per distinguersi dalla sua malvagità. Come si possa pensare da sinistra di allearsi con i pentastellati è per me, prima ancora che espressione di una vocazione al suicidio, un fatto misterioso, inspiegabile». Sul caso si registra l’intervento di Mariarosaria Guglielmi e di Riccardo De Vito, rispettivamente segretaria generale e presidente di Magistratura democratica: «Il Paese ha così intrapreso un nuovo percorso che ci allontana dalla nostra identità costituzionale ed europea, fondata sul primato della persona e dei suoi diritti fondamentali. Decretando la fine del modello di integrazione e di pacifica convivenza rappresentato da Riace, questo percorso prosegue verso il rifiuto dell’idea e del progetto di comunità che la nostra Costituzione costruisce sulla forza unificante dei principi di pari dignità, di eguaglianza e di solidarietà».