Scatta da domani, come previsto dalla Legge di Bilancio, il meccanismo dell’ecotassa per le automobili più inquinanti, insieme al principio dell’ecobonus per incentivare una mobilità green. Ma a poche battute dal via all’attuazione del provvedimento sono rimasti dubbi di carattere applicativo della misura. «Le case costruttrici e i rivenditori non conoscono ancora le modalità operative per attuare la misura – denunciano in una nota Federauto e Anfia – In merito all’applicazione del malus, nei giorni scorsi l’Agenzia delle Entrate ha pubblicato la risoluzione che istituisce solamente il codice tributo da utilizzare per il pagamento dell’imposta, senza fornire ulteriori precisazioni né chiarire i termini per effettuare il pagamento».
Il balzello da versare parte da 1.100 euro per le vetture con emissioni di CO2 superiori ai 160 grammi per chilometro. La cifra massima arriva a 2.500 euro se le emissioni vanno oltre i 250 grammi di CO2 per chilometro. In mezzo, altri due gradini da 1.600 e 2.000 euro, a seconda del modello di automobile. La tassa è dovuta da chiunque acquista e immatricola in Italia un veicolo di categoria M1 nuovo di fabbrica; o da chi immatricola in Italia un veicolo di categoria M1 già immatricolato in altro Stato. Non varia in base al prezzo dell’auto che si immatricola ed è pagata una sola volta, proprio all’atto dell’immatricolazione. Il provvedimento dell’Agenzia delle Entrate ha fissato solo il codice del tributo. Rimane da capire entro quali tempi l’automobilista dovrà saldare il conto con lo Stato. Nel testo della legge non è specificata alcuna scadenza. E c’è un problema tecnico: l’esatto importo da versare è stabilito soltanto al momento in cui, con l’immatricolazione, il veicolo è targato e le emissioni sono scritte sulla Carta di circolazione. Quindi, impossibile muoversi prima, cioè nell’intervallo tra la firma del contratto e la messa in strada del mezzo.
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Non pochi dubbi le associazioni Federauto e Anfia esprimono anche sul percorso dell’ecobonus: «Manca ancora il decreto interministeriale di attuazione e non c’è traccia della piattaforma on line per richiedere gli incentivi». Lo sconto arriva a 6mila euro per chi dismette un’auto da Euro 1 a Euro 4 con emissione fino a 20 grammi per chilometro. Cifra che scende a 2.500 euro se le emissioni sono comprese tra 20 e 70 grammi per chilometro. E se non c’è rottamazione, l’assegno ammonta a 4mila euro (per la prima categoria di emissione) e a 1.500 euro (seconda categoria). Il meccanismo funzionerà sulla base di sconti che i concessionari riconosceranno ai clienti e che poi lo Stato rimborserà. I venditori si devono prenotare su una piattaforma online, gestita da Invitalia, che ancora non funziona. Qui si profila il rischio di un boom immediato di prenotazioni a cui potranno non seguire chiusure di contratti e acquisti veri. Che fare? Il settore aspetta chiarimenti.