C’era una volta. Cominciavano sempre così le favole che ci piaceva ascoltare da bambini. Eppure, di fiabesco nel calcio attuale sembra essere rimasto davvero ben poco. Sarà per il volume di denaro sempre crescente che muove gli opulenti ingranaggi di questo mondo del pallone tutto appiattito su marketing e profitto. Sarà per la velocità con cui i moderni giocatori indossano una maglietta oggi per svestirla il giorno dopo. Sarà che anche la caratura umana dei personaggi coinvolti sembra sideralmente lontana da figure come i vari Moratti, Maldini, Zanetti, Del Piero. Sarà l’insieme di queste e di altre cose ma quell’atmosfera carica di magia, quell’epicità tambureggiante, quell’aura autorevole emanata da certi giocatori e dirigenti sembra essere svanita ai primi raggi dell’alba del calcio contemporaneo. Ad incamminarsi con passo spedito verso questo futuro caratterizzato da stadi di proprietà, transazioni di mercato plurimilionarie e giocatori più inclini ad apparire che ad essere ci hanno già pensato diversi club della Serie A tra cui spiccano per importanza le due squadre di Milano.
LA SPONDA NERAZZURRA DEL NAVIGLIO. Archiviare una figura autorevole e legata a doppia mandata alla storia dell’Inter come Massimo Moratti non sarà stato facile per i tifosi interisti. Eppure l’ex patron nerazzurro, come il collega rossonero, si è dovuto arrendere alle logiche economiche del calcio contemporaneo che richiedono investimenti costanti ed un occhio di riguardo all’allargamento su mercati, fino ad oggi, estremamente lontani come quelli asiatici. L’ingresso di Suning del magnate Zhang Jindong nella società nerazzurra come socio di maggioranza nel giugno del 2016, da questo punto di vista, ha inserito l’Inter nel solco di un calcio meno sentimentale e più pragmatico. Se si paragonano le attuali situazioni del Milan, reduce da un’operazione simile, e dell’Inter, a sorridere di più, finora, tra le due sorelle del calcio milanese, è certamente la seconda. Dopo una stagione con più bassi che alti e caratterizzata dallo sciagurato inizio di campionato condotto da Frank De Boer, la sponda nerazzurra del naviglio può finalmente esibire un ampio sorriso. L’acquisto più determinante, in questo inizio di stagione, l’Inter l’ha fatto sicuramente in panchina. Luciano Spalletti ha trasformato un gruppo disomogeneo ed insicuro in una squadra di lotta e di governo, capace, all’inizio della stagione, di vincere le sue partite anche in maniera sporca e fortunata, pur non esibendo un gioco trascendentale. Nelle ultime uscite, invece, l’Inter sembra aver palesato anche una sua idea più chiara di gioco, si muove assecondando meccanismi oliati, pare in grado di competere con Juventus, Napoli, Lazio e Roma per le primissime posizioni. Se il biscione stia finalmente vedendo la luce in fondo ad un tunnel imboccato dopo la stagione record del triplete è ancora presto per dirlo, le premesse per archiviare un periodo in cui si è vissuti soltanto dei malinconici ricordi dell’era morattiana sembrano però esserci tutte.
LA SPONDA ROSSONERA DEL NAVIGLIO. Abbiamo tutti ancora negli occhi e nel cuore le immagini del Milan imperiale costruito in 30 anni da Silvio Berlusconi. Una squadra capace di arruolare non soltanto grandi campioni ma anche grandi uomini. Un Milan brillante in Italia ma soprattutto straripante in Europa. Quando si esibiva nei palcoscenici internazionali, quel Milan sfoggiava il suo abito di gala più bello. La coppa dei campioni vinta contro i rivali della Juventus nel 2003 ha certamente rappresentato il punto più alto di quell’epoca. Tuttavia, anche Silvio Berlusconi, come il collega Massimo Moratti, ha capito che la congiuntura economica che sta attraversando il calcio moderno poco si confà che le attuali disponibilità dell’imprenditore milanese. La trattativa per la cessione del Milan, contrariamente a quanto avvenuto con L’Inter, ha avuto una durata spropositata e si è conclusa soltanto il 13 aprile di quest’anno, e a tutt’oggi, a transazione ultimata, rimangono parecchi dubbi sulla tenuta economica dei nuovi proprietari capeggiati dal cinese Li Yonghong. Dubbi e incertezze che sembrano essersi riversati sulla nuova creatura cinese che ha affrontato l’inizio di questa stagione agonistica con risultati diametralmente opposti rispetto a quelli ottenuti finora dai cugini nerazzurri. Forte di 11 nuovi elementi in rosa, infatti, Vincenzo Montella sembra non aver ancora trovato la quadra giusta per fare rendere al meglio questo nuovo Milan la cui guida dirigenziale è stata affidata al duo Fassone-Mirabelli. I rossoneri hanno infatti perso tutti gli scontri diretti finora disputati, alcuni malamente come contro la Lazio, e navigano in acque agitatissime a metà classifica. Se l’Inter spallettiana vede all’orizzonte la possibile uscita da un tunnel negativo che si protrae dal triplete del 2010, il diavolo rossonero rischia di rimanere impantanato in un girone infernale che va avanti dal 2011, 6 lunghissimi anni in cui l’unico titolo portato a casa è costituito dalla supercoppa italiana vinta a Doha contro la Juventus.