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Perché alcuni Paesi hanno deciso di boicottare le Olimpiadi di Pechino 2022

Dopo l'annuncio del boicottaggio diplomatico da parte dell'amministrazione Biden, sono arrivati quelli di Australia, Gran Bretagna e Nuova Zelanda: una decisione presa in tutti i casi per protestare contro le violazioni dei diritti umani in Cina

Giusy Bottari di Giusy Bottari
Dicembre 11, 2021
in Sport
Tempo di lettura: 2 mins read
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Perché alcuni Paesi hanno deciso di boicottare le Olimpiadi di Pechino 2022

Alle Olimpiadi di Pechino 2022, in programma il prossimo febbraio, non ci saranno rappresentanti ufficiali di Stati Uniti, Australia, Gran Bretagna e Nuova Zelanda. La portavoce della Casa Bianca Jen Psaki ha spiegato che si tratta di boicottaggio “diplomatico” dovuto al fatto che la Cina «continua a commettere genocidi e crimini contro l’umanità nello Xinjiang e altre violazioni di diritti umani». Gli Stati Uniti infatti accusano il governo cinese di portare avanti un genocidio contro gli uiguri, una minoranza etnica della regione, di religione musulmana.

Gli Stati Uniti hanno informato i paesi con cui sono alleati della loro decisione (il cosiddetto “Five Eyes”, un accordo multilaterale di condivisione d’intelligence), ma non hanno chiesto a nessuno di associarsi al boicottaggio diplomatico. La scelta comunque era attesa: e così dopo l’annuncio del boicottaggio diplomatico da parte dell’amministrazione Biden, sono arrivati infatti quelli del primo ministro asutraliano Scott Morrison e di quello inglese Boris Johnson, mentre la Nuova Zelanda ha fatto sapere che aveva già comunicato in precedenza la sua scelta al governo di Pechino. Una decisione presa in tutti i casi per protestare contro le violazioni dei diritti umani in Cina. Si tratta di un tipo di boicottaggio che non coinvolge gli atleti, che saranno invece regolarmente a Pechino per gareggiare.

Le Olimpiadi hanno una lunga storia di boicottaggi, cioè di mancate partecipazioni da parte di alcuni paesi o di alcune delegazioni per protesta contro qualche avvenimento o torto percepito. Si cominciò a parlare di boicottaggio olimpico per la prima volta nel 332 a.C., quando Atene minacciò di ritirare i suoi atleti perché uno di loro era stato accusato di barare. L’ultima volta che gli Stati Uniti avevano boicottato i Giochi Olimpici era stata nel 1980, e in quell’occasione alle atlete e agli atleti statunitensi era stato impedito di gareggiare: quell’anno le Olimpiadi si tenevano a Mosca e l’allora presidente Jimmy Carter decise il boicottaggio per protestare contro l’invasione da parte dei sovietici dell’Afghanistan, iniziata il 25 dicembre del 1979.

La decisione degli Stati Uniti venne seguita da 65 paesi tra cui Canada, Germania Ovest, Norvegia, Giappone, Corea del Sud, Cile, Argentina, Israele e Cina. I Comitati Olimpici di altri 15 paesi, tra cui l’Italia, decisero invece di partecipare, ma per protestare contro l’invasione dell’Afghanistan lo fecero sotto la bandiera olimpica invece che sotto quelle nazionali. Alle Olimpiadi successive, quelle del 1984 a Los Angeles, furono invece l’Unione Sovietica e altri 13 paesi a non partecipare, come risposta al precedente boicottaggio.

Il governo cinese l’ha definito una «spacconata politica» da parte degli Stati Uniti, e ha promesso che i paesi che boicotteranno i Giochi di Pechino «pagheranno il prezzo delle loro azioni errate». Ma anche i capi di governo alleati degli Stati Uniti sono scettici. Per esempio, il presidente francese Emmanuel Macron ha detto che considera il boicottaggio diplomatico un atto «insignificante e simbolico». Più in generale, per ora nessun paese dell’Unione Europea ha aderito al boicottaggio, e difficilmente lo farà.

Sulla vicenda è intervenuto il presidente del Coni Giovanni Malagò, che è costantemente in contatto con Thomas Bach, numero uno del Cio. Infatti dichiara: «La nostra posizione – spiega – è quella molto eloquente espressa dal Cio, che ha detto che non ci deve essere strumentalizzazione dei Giochi Olimpici». Per l’Italia sarà un appuntamento storico quello della cerimonia d’apertura e di chiusura. Nel corso di quest’ultimo evento riceverà la bandiera olimpica, per l’organizzazione dei Giochi di Milano Cortina 2026.

Tags: CinaDiritti umaniOlimpiadiOlimpiadi Pechino 2022Usa
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