Accorpare non accorpare? Nella versione in salsa sicula dell’eterno dilemma shakespeariano spunta subito un dubbio politico non di poco conto nelle scelta che Nello Musumeci sarà chiamato a fare nella formazione del nuovo Governo regionale. Da tempo ormai, e nemmeno poco in verità, si parla infatti della prospettiva di un accorpamento tra la delega al Turismo e quella alla Cultura, una sintesi strategica tra le poltrone più preziose della Giunta palermitana. E la tentazione di mettere nero su bianco è forte per Musumeci, perché si sa che le parole stesse turismo e cultura sono i due rovesci della stessa medaglia, figli di un’unica identità eppure distinti e distanti sino a questo momento sul piano formale e troppo spesso anche su quello delle vedute complessive di intenti, sovente differenti se non del tutto discordanti tra i due assessori che di volta in volta si sono avvicendati nei rispettivi incarichi. Un unico assessorato e due deleghe non più divise ma riunite sotto la stessa mano di un unico assessore è l’ipotesi a sorpresa che Musumeci valuta, riflettendo intanto sino a che punto convenga accorpare davvero e ragionando se questa scelta pesante vada fatta subito in una sorta di “o la va o la spacca” o se il tutto debba essere rimandato ad ulteriori meditazioni politiche.
RIVOLUZIONE E CONTROINDICAZIONE. I pro e i contro rendono complicata la scelta finale perché da un lato avere un unico assessore per le deleghe al Turismo e alla Cultura significherebbe dare un segnale forte per garantirsi uniformità programmatica nelle politiche, giuste o sbagliate (si spera vivamente la prima versione) che questo Governo porterà avanti nel tentativo di valorizzare il territorio siciliano e le sue innumerevoli bellezze sin qui sottoposti alle interminabili stagioni della mediocrità amministrativa dagli inquilini di turno del palazzo regionale. Appare inevitabile e facilmente comprensibile a chiunque che promozione e storia debbano essere binomio inscindibile da far funzionare in sinergia e armonia, logicamente poi nei fatti e con incisività, ben oltre il solco sterile delle solite chiacchiere e i buoni intenti. Lapalissiano che la cosa fondamentale sia in primis scegliere la persona giusta perché, nel mare magnum di una storia mortificata da tanti soloni e troppi santoni, si sa che le idee camminano sulle gambe degli uomini e non sulla rotta dei teoremi di Pitagora.
ACCENTRAMENTO FATALE. Il “fattore X” che però frena Musumeci su questa opportunità di unificare i due assessorati sotto una sola bandiera è il rischio fatale di affidare un super-assessorato alla persona sbagliata. La storia insegna che accentrare troppo potere nelle mani di un’unica persona diventa spesso un esercizio potenzialmente masochistico, tanto più in politica il detonatore di turbolenze tra alleati (ultra)gratificati e alleati bistrattati. E se poi il super-assessorato finisse nelle mani di Forza Italia per la quale già Miccichè rivendica una pioggia famelica di incarichi, a quel punto Musumeci si ritroverebbe con un assessore plenipotenziario con la casacca di una forza politica che in Sicilia ha sostenuto la sua nomination alle elezioni per intercessione di Silvio Berlusconi ma che non ha alcuna intenzione di accontentarsi di un ruolo di secondo piano.
FRENARE GLI APPETITI. Nel ventaglio delle soluzioni possibili, l’ex presidente della Provincia di Catania starebbe considerando pure l’opportunità a sorpresa di tenere lui, magari ad interim, una delle due deleghe e più probabilmente quella del Turismo. È un’idea che non dispiacerebbe affatto a Musumeci e sulla quale voci di corridoio dicono che il presidente starebbe seriamente riflettendo. Alla fine la ineludibile necessità di soddisfare gli appetiti politici di tutti gli alleati forse convinceranno il presidente a lasciare spazio e campo direttamente alla nomina di due assessori, senza però dare troppa carta bianca a nessuno perché la storia politica del nuovo presidente siciliano insegna che chiunque penserà di bypassarlo o tenterà di percorrere strade divergenti dalla sua linea programmatica rischierà subito di sbattere contro un muro. Musumeci non si ricandiderà nel 2022, lo attende l’eredità crocettiana di 8 miliardi di debiti, e allora vuole giocarsi il tutto per tutto per eludere l’iceberg del flop a prua e ripagare la fiducia dei siciliani. Accorpamenti o non accorpamenti, c’è da pedalare per ribaltare il pronostico spietato di chi già prevede un’ennesima legislatura in stile Titanic.