Le voci si rincorrevano già da diverso tempo, e negli ultimi mesi si erano fatte sempre più insistenti. Ora, finalmente, è ufficiale: 32 anni dopo l’ultima volta, la mitica casa di Arese torna in Formula 1, là dove ha scritto pagine indelebili della sua storia e di quella di questo sport, conquistando con due piloti leggendari come Nino Farina e Juan Manuel Fangio, le prime due edizione del campionato nel 1950 e nel 1951. L’Alfa torna in pista come partner ufficiale della Sauber, scuderia svizzera che viene da annate sportive non soddisfacenti ma che, nel corso della sua storia, ha vantato nel suo roster alcuni dei piloti più amati dal pubblico della F 1, gente come Alesi, Frentzen, Kubica, Fisichella, Massa e i campioni del mondo Raikkonen e Villeneuve.
MAIN SPONSOR. Tuttavia l’Alfa Romeo non rientrerà come costruttore all’interno del Circus ma da semplice sponsor per il momento. Le vetture saranno infatti spinte da power unit Ferrari, ma non si esclude che nel futuro la casa di Arese possa tornare anche a fornire i motori per le auto del proprio team, anche alla luce dell’accordo pluriennale che prevede, tra gli altri, l’obiettivo di sviluppo tecnologico delle macchine. Non ancora definiti i piloti che occuperanno i sedili della Alfa Romeo Sauber: se Marcus Ericsson, che quest’anno ha guidato la Sauber in una stagione complessa che ha visto la casa elvetica collezionare appena 5 punti nella classifica costruttori, si gioca un posto con l’italiano Antonio Giovinazzi, già collaudatore Ferrari e con 9 presenze all’attivo nel 2017 tra Sauber e Haas, per il ruolo di prima guida sembra certo l’ingaggio del giovane monegasco Charles Leclerc, campione del mondo di F2 e astro nascente dell’automobilismo internazionale, facente parte della Ferrari Drivers Academy.
IL RITORNO DEI GRANDI MARCHI. I tifosi del Biscione hanno atteso veramente troppo prima di rivedere la casa di Arese di nuovo nella massima competizione motoristica. Soprattutto alla luce dei disastrosi team minori che nel corso degli ultimi anni si sono susseguiti nel mondiale, dalla Marussia alla Super Aguri passando per l’HRT, ci si chiede perché il Circus, fino all’anno scorso guidato da Bernie Ecclestone e da quest’anno da Chase Carey, non abbia incentivato il ritorno di squadre che hanno scritto la storia di questo sport. Certo i costi della Formula 1 sono molto elevati e le scuderie, talvolta, decidono di abbandonare. Ma la nuova entrata dell’Alfa, seppur non come costruttore, nel mondiale di F1, ci fa sognare di poter rivedere in pista i marchi che hanno portato avanti l’epopea di uno sport pionieristico che ha fatto innamorare, in oltre 60 anni, milioni di appassionati.
SULLA SCIA DEI GRANDI DEL PASSATO. Il Biscione tornerà a strisciare, o meglio a sfrecciare, sulle piste di tutto il mondo, e chissà che il giovane Leclerc non ripercorra, in un futuro non troppo remoto, le orme del campionissimo Fangio. Il ritorno dell’Alfa Romeo in Formula 1, che negli anni ha fornito sedili e motori a campioni del calibro di Lauda, Andretti, Patrese e Farina, e l’entusiasmo col quale i tifosi hanno risposto alla notizia, ci fanno capire come gli appassionati abbiano bisogno di recuperare il romanticismo che circondava, con un’aura quasi sacrale, lo sport più veloce del mondo. In attesa di un campionato mondiale, quello del 2018, che si pronostica sempre più aperto e col ritorno ad alti livelli di un’altra casa leggendaria come la McLaren, che dopo il passaggio ai motori Honda sembra finalmente vedere una luce in fondo al tunnel a detta di Alonso, non ci resta che sognare di rivedere gare combattute su circuiti degni di essere chiamati tali. E magari vedere sacrificato qualche milione alla passione dei motoristi di tutto il mondo.