Naso chiuso, mal di testa, difficoltà respiratorie? Siamo portati a pensare subito che si tratti dell’arrivo dei malanni di stagione. Ma non sempre è così, potrebbe dipendere dai polipi nasali. Si tratta di neoformazioni gelatinose di colorito giallastro che vanno a occupare le cavità nasali impedendo meccanicamente la respirazione nasale. La poliposi nasale è la più grave patologia benigna del naso per la sua tendenza a resistere ai trattamenti e per l’alta probabilità di recidiva. Nella stragrande maggioranza dei casi la poliposi nasale origina nell’area del seno etmoidale, quella che per posizione anatomica è la più esposta alle infiammazioni. Il sintomo principale della poliposi nasale è l’ostruzione nasale perché la formazione dei polipi riduce il passaggio dell’aria.
SINTOMI E CAUSE. Solitamente il paziente oltre alle difficoltà respiratorie accusa cefalea, rinorrea, anosmia cioè la riduzione dell’olfatto associata alla ipogeusia cioè la riduzione del gusto, e soprattutto problemi bronchiali come asma e sindrome rinobronchiale. In particolare c’è una sintomatologia denominata “Triade di Widal” caratterizzata da poliposi nasale, asma e intolleranza o allergia all’acido acetilsalicilico. Le cause possono essere molteplici si va dall’inalazione di sostanze inquinanti alle malattie genetiche, alle patologie autoimmunitarie, alle riniti allergiche e riniti non allergiche, ed ancora infezioni batteriche, virus e alterazioni metaboliche dell’acido arachidonico e dell’acido acetilsalicilico. L’aspetto nutrizionale è, quindi, importante nella diagnosi della poliposi nasale ma soprattutto nel controllo della patologia per ridurre o azzerare possibili recidive. Queste cause determinano un’infiammazione cronica della mucosa nasale che può essere trattata farmacologicamente o chirurgicamente.
DIAGNOSI. Andare ad individuare la causa che determina la patologia è fondamentale per eseguire una terapia mirata. Viceversa la poliposi nasale, così come le altre patologie del naso come ad esempio l’ipertrofia dei turbinati, non verrà mai sconfitta e il paziento non troverà alcun giovamento dai trattamenti chirurgici o farmacologici. È sempre indicato, eseguire un’endoscopia delle fosse nasali mediante l’uso di fibre ottiche flessibili che introdotti nelle cavità nasali permettono di visualizzare con precisione le zone da esaminare La diagnosi va completata sottoponendo il paziente a visita allergologica con prick test e all’esame citologico nasale, approccio diagnostico importantissimo per l’identificazione, e quindi il successivo trattamento medico mirato, delle diverse cause responsabili dell’infiammazione cronica della mucosa nasale. Ultimo passaggio ma altrettanto importante al fine di indicare un eventuale e corretto approccio terapeutico che sia di natura farmacologica o chirurgica è la Tac del massiccio facciale, un esame di routine che permette di capire l’estensione della patologia.
CITOLOGIA NASALE. La diagnostica citologica nasale è un esame indolore, veloce e molto pratico, e tramite il prelievo della parte superficiale del secreto nasale, mediante l’utilizzo di una curette in plastica, che permette all’otorino di studiare la cellularità ed arrivare ad una terapia mirata. Vi sono diversi tipi di riniti non allergica a cellularità associate alla poliposi nasale: lo specialista conterà le cellule al microscopio elettronico e in base al tipo di cellule maggiormente presenti potrà fare la diagnosi di rinite non allergica neutrofila (NARNE), rinite non allergica eosinofila (NARES) e rinite non allergica mastocitaria (NARMA). Le ultime due forme di rinite non allergica, eosinofila e mastocitaria, predispongono il paziente alla poliposi nasale; mentre la rinite non allergica neutrofila si riscontra maggiormente nelle patologie autoimmunitarie o di natura infettivologica. La citologia oggi ci permette di formulare un grading clinico di probabilità di recidiva indicato come “Indice prognostico di recidiva della poliposi nasale” che prende in considerazione diversi fattori: l’intolleranza o allergia all’acido acitilsalicidico, asma o sindrome rinobronchiale, allergie respiratorie, alimentari o da contatto e il citotipo prevalente. Conoscere se l’indice prognostico di recidiva della poliposi nasale è alto, medio o basso ci consente di eseguire una terapia mirata, programmare i followup, cioè i controlli periodici, ed informare il paziente sulla prognosi della propria patologia in modo da non creare false illusioni di guarigione.
TERAPIA. La terapia della poliposi nasale può essere farmacologica o chirurgica. Oggi esistono vari protocolli farmacologici locali e sistemici: la terapia locale si esegue con farmaci antiedemigeni durante i followup programmati. Una terapia eseguita, invece, solo nei pazienti allergici che non vengono controllati né dalla terapia farmacologica nè dalla immunoterapia specifica è la terapia monoclonale. Ma prima di arrivare alla terapia chirurgica bisogna curare le cause scatenanti che possono essere legate all’alterazione metaboliche dell’acido arachidonico e dell’acido acetilsalicilico. La dottoressa Maria Teresa D’Agostino, biologa nutrizionista, approfondisce l’aspetto nutrizionale fondamentale nel controllo della poliposi nasale soprattutto per ridurre o azzerare le recidive della patologia.
ALTERAZIONE METABOLICHE. «La poliposi nasale è una malattia multifattoriale – spiega la dottoressa D’Agostino – Sono diversi i fattori che intervengono nell’anomala reazione della mucosa naso-sinusale, tra questi, dopo varie ricerche scientifiche, oggi si includono anche le cause nutrizionali: la violazione del corretto metabolismo dell’acido arachidonico e l’allergia all’acido acetilsalicilico. L’acido arachidonico a livello alimentare è presente in alimenti molto comuni come carne, pesce e uova; mentre l’acido acetilsalicilico lo troviamo nei conservanti alimentari, nelle spezie e in diverse varietà di frutta e verdura. Proprio perché presenti in svariati alimenti quando si interviene nella cura della poliposi nasale bisogna modificare anche le proprie abitudini alimentari. Viene associato alle altre terapie un piano alimentare che serve per il recupero della tolleranza immunologica e consentirà al paziente di ridurre l’infiammazione a livello locale. Nel caso specifico delle alterazioni metaboliche dell’acido arachidonico e dell’acido acetilsalicilico si farà un piano alimentare che non prevede l’assunzione di queste sostanze presenti nei cibi. Se non è possibile fare una esclusione totale dell’acido arachidonico e dell’acido acetilsalicilico se ne limita l’assunzione ad un massimo di 0,064 milligrammi giornalieri. L’aspetto nutrizionale aiuta a mantenere i risultati ottenuti con la terapia farmacologica e chirurgica riducendo quindi l’insorgenza di recidive».
CHIRURGIA MININVASIVA. Negli ultimi anni lo sviluppo delle tecniche endoscopiche ha permesso enormi passi avanti nel trattamento chirurgico della poliposi nasale. Alla possibilità del chirurgo di vedere accuratamente, mediante strumenti ottici sempre più all’avanguardia, si è associata tutta una serie di strumenti per una chirurgia poco aggressiva, così che l’intervento, nella stragrande maggioranza dei casi, può essere eseguito in anestesia locale. L’intervento chirurgico può essere eseguito mediante l’utilizzo di laser a diodi e shaver, strumenti innovativi e tecnologicamente avanzati che permettono di eseguire la chirurgia mininvasiva. Lo specialista non dovrebbe limitarsi a trattare chirurgicamente o farmacologicamente la poliposi nasale ma dovrebbe approcciarsi al paziente studiandolo nella sua interezza. Riscontrare le cause della patologia permette di diminuire l’infiammazione cronica e ridurre, se non addirittura azzerare, i casi di recidiva della poliposi nasale.