L’uguaglianza di stipendio tra uomini e donne è la frontiera più avanzata dell’uguaglianza di genere, quella più tangibile e misurabile. Da oggi in Islanda iniziano i controlli e le certificazioni per rendere obbligatoria la legge sulla parità di salario tra uomo e donna approvata la scorsa primavera. Aziende e uffici pubblici con più di 25 impiegati dovranno dimostrare con una serie di documenti che le dipendenti sono pagate quanto i loro colleghi maschi, altrimenti saranno puniti con un’ammenda. L’Islanda non è nuova a misure che promuovono l’uguaglianza tra uomo e donna, tanto che negli ultimi nove anni è stata al primo posto della lista dei Paesi più avanti nella parità di genere stilata dal World Economic Forum.
LA CLASSIFICA. Nell’ultima classifica l’Islanda è stata seguita da tre altri Paesi nordici: Norvegia, Finlandia e Svezia. I parametri presi in considerazione per la parità di genere sono: partecipazione alla crescita economica, risultati accademici, salute e aspettativa di vita e partecipazione alla politica. Una classifica che vede gli Stati Uniti al 49esimo posto, davanti al Kazakistan ma dietro l’Uganda. Per non parlare dell’Italia, dove il divario tra uomini e donne ha fatto piombare il Paese all’82esimo posto in classifica su 144 posizioni, con un crollo di ben 22 posizioni nell’arco di un solo anno. Negli Stati Uniti le donne guadagnano circa l’83% del salario della controparte maschile. Una voragine che si è andata assottigliando nel corso dei decenni, ma a un ritmo troppo lento. Tanto che di questo passo la parità di paga non si concretizzerà prima del 2119. L’Islanda ha deciso, invece, di dare una accelerata a questo processo.
ISLANDA UN PASSO AVANTI. In Islanda le donne guadagnano in media il 14-20% in media in meno rispetto agli uomini, un gap decisamente inferiore a molti altri Paesi. Ma ha già ottenuto grandi successi in tema di parità di genere: l’80% delle donna lavora ricoprendo anche ruoli chiave nella politica, nella finanza e nella cultura. Non a caso il paese scandinavo è stato anche il primo al mondo ad avere già decenni fa una capo dello Stato donna, Vigdis Finnbogadottir. Inoltre, ha numerose leggi dalla parte delle donne come quelle sulle quote, sull’aspettativa in maternità e contro la violenza sulle donne. L’Islanda è stata tra i primi Paesi, l’apripista fu la Svezia nel 1971, a introdurre un sistema di congedo parentale di nove mesi condiviso tra padre e madre: un metodo che si è rivelato enormemente efficiente per non penalizzare agli occhi del datore di lavoro le donne che decidono di avere figli. E ora il grande passo con la legge sulla parità dei salari, che ha ottenuto il supporto della maggioranza e dell’opposizione. Sarà un caso, ma in Islanda la metà del Parlamento è composto da donne.