Una gelida mattinata invernale in una quanto mai uggiosa Edimburgo. Chi scrive risiede presso la funzionale struttura della Queen Margaret University, ateneo della capitale. Collocata su sette colli – tra il classico stile medioevale britannico e il moderno – Edimburgo, ricca com’è di panorami mozzafiato e sontuosi monumenti, si attesta come una tra le città più visitate della Gran Bretagna e, nei suoi dintorni, concede al visitatore ampia gamma di meraviglie da conoscere. Alle prime ore del giorno, con spifferi di vento che più del solito attanagliano la città, ci si prepara per riuscire in un intento prefissato alla partenza: visitare uno dei luoghi più enigmatici degli ultimi cinque secoli, the Collegiate Chapel of St. Matthew, meglio nota come Cappella di Rosslyn, ad appena 16 km dalla Old Town, nel distretto amministrativo del Midlothian. Ore 7: attendo seduto al bus stop per circa quaranta minuti, quando ecco arrivare il 15A. Per raggiungere la località di Roslin il mezzo impiega quasi un’ora, tra le innumerevoli fermate cittadine e il tortuoso percorso tra le strade di campagna. In una tipica giornata scozzese, scendo dal bus e percorro sotto l’incessante pioggia circa un chilometro a piedi. Il monumento, ammirato finora solo in documentari televisivi e film vari, si erge nella limitrofa campagna. Il vialetto d’ingresso costringe ad affondare i piedi nella tradizionale ghiaia fangosa; il tutto coronato da un’atmosfera noir stile “Codice Da Vinci” (di cui tra l’altro ha marginalmente ospitato il set). Ma oltre a essere un piccolo gioiello di architettura, il luogo di pellegrinaggio d’innumerevoli turisti affonda le proprie radici in un tempo molto lontano dal nostro…
QUATTRO SECOLI DI STORIA. La traduzione dal gaelico del nome della località rivela un’ “antica conoscenza tramandata da generazione in generazione”. Ed è proprio a Rosslyn – già dai Celti considerata una località sacra – che Sir William St. Clair, terzo Principe di Orkney, decise di fondare la cappella di famiglia. La data è il 21 settembre 1446. Se i tempi di costruzione sono piuttosto incerti e discussi, l’ipotesi più avvalorata è quella che vede terminare i lavori circa quarant’anni dopo: alla morte del committente, avvenuta nel 1484, gli stessi risultano ancora incompleti. Bisogna però tenere presente che si sono resi necessari diversi secoli, e diverse “tranche” di ristrutturazione, per consegnare alla struttura l’aspetto attuale: le navate, ad esempio, risalgono solo al XIX secolo, mentre la copertura del coro risulta realizzata da Oliver, figlio di Sir. William. Ma la grande struttura del progetto originario, di diversi “yard” più estesa tanto in chiave longitudinale quanto latitudinale, non è mai stata del tutto realizzata. In Scozia, infatti, a cavallo tra il regno di James I e James IV (1406-1513), risultano edificate più di trentasei collegiate, ove la stravaganza e la magnificenza della struttura era direttamente proporzionale all’opulenza del blasonato locale in questione. Non a caso la famiglia St. Clair vanta una genealogia antichissima ed è proprio dal loro clan che si è poi formato l’assai diffuso cognome Sinclair. È il 1523: alla Collegiata vengono assegnati sei prebendari e due coristi ma quarantotto anni dopo, nel 1571, diversi membri, con l’avvento della Riforma protestante, rassegnarono le dimissioni con il relativo passaggio della cappella in mani laiche. Un ventennio più tardi, con i battesimi celebrati e le inumazioni eseguite all’interno della stessa, fece seguito la convocazione di Oliver St. Clair da parte dell’Assemblea Generale (che raccoglieva i pochi cristiani “sopravvissuti” alla Riforma) con tanto di minaccia di scomunica in caso di mancata rimozione dell’altare entro il 17 luglio dello stesso anno. Ma la storia di Rosslyn passa anche per la Guerra civile del 1650, quando Oliver Cromwell e le truppe del Generale Monk, durante l’attacco al castello, adoperarono la struttura come scuderie. Trent’anni dopo, l’11 dicembre 1688, Willem Hendrik van Oranje-Nassau, meglio noto come Guglielmo III d’Orange, dopo aver deposto il cattolico James II, incitò le folle alla distruzione dei paramenti sacri della cappella. Inizia, così, lo stato di degrado e di abbandono della struttura finché, nel 1736, il generale James St. Clair non intraprese i lavori di ristrutturazione sotto la direzione dello scalpellino John Baxter. Dal 1837 al 1861 il terzo conte di Rosslyn, James Alexander, condusse ulteriori lavori di restauro per poi far nuovamente celebrare le funzioni domenicali.
LA VISITA. Al di là della sua ricca e intrigante storia nei secoli, la cappella è nota soprattutto come luogo esoterico legato ai simboli templari e massonici: da foglie plurilobate, a fiori a quattro petali, passando per rose e gigli, giungendo a stelle e carciofi. Una volta effettuato l’ingresso dall’entrata nord, si è subito colpiti dalla magnifica chiave di volta che raffigura due mani ben salde allo scudo con l’emblema del casato. Innumerevoli le figure scolpite in ogni angolo dell’ambiente interno. Nel coro sono già presenti i primi simboli legati alla tradizione cristiana: il leone a rappresentare la resurrezione e l’unicorno per l’incarnazione. Immediato e netto, però, il contrasto con il sole e la luna (dualismo del Graal), la colomba e gli amorini. Nella navata nord è ubicata la lapide dedicata a “Willhm de Sinncler” ER (Et Reliqua n.d.r.), che trovò la morte contro i mori in Spagna nel 1330: sul sarcofago una spada di tipo “West Highland” e la tradizionale croce floreale associata ai cavalieri del Tempio. Tra gli altorilievi più significativi si segnalano alcuni draghi, una rappresentazione del figliol prodigo, tre demoni e un angelo con la croce. Nella Lady Chapel svettano ulteriori particolari: un Lucifero legato e a testa in giù, i green man e la danza della morte. Gli “spiritelli verdi” sono legati tanto alla tradizione celtica quanto a quella zingara, a rappresentanza del contrasto tra bene e male (da loro, tra l’altro, trae origine anche la storia di Robin Hood). La “Danza delle morte”, raffigurante sedici figure appartenenti al mondo civile e religioso, è invece un motivo assai ricorrente in svariati storici cimiteri Svizzeri, al Cimetiére des Innocents di Parigi e negli affreschi della Torre di Londra.