Basterebbe leggere un estratto dal suo ultimo libro per capire perché il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, non è d’accordo sull’indicazione di Paolo Savona come ministro dell’Economia: «La Germania non ha cambiato la visione del suo ruolo in Europa dopo la fine del nazismo, pur avendo abbandonato l’idea di imporla militarmente. Per tre volte l’Italia ha subito il fascino della cultura tedesca che ha condizionato la sua storia, non solo economica, con la Triplice alleanza del 1882, il Patto d’acciaio del 1939 e l’Unione europea del 1992. È pur vero che ogni volta fu una nostra scelta. Possibile che non impariamo mai dagli errori?». Ottantadue anni, economista anti-euro con un passato in politica, Paolo Savona è il principale candidato indicato dalla Lega come ministro dell’Economia.
LA CARRIERA. Dopo la laurea in Economia e commercio nel 1961 entro alla Banca d’Italia ricoprendo anche il ruolo di direttore. Si specializza in economia monetaria ed econometria presso il Massachusetts Institute of Technology ed inizia la sua carriera accademica all’Università di Cagliari. È stato direttore generale di Confindustria e ha ricoperto vari incarichi nei consigli di amministrazione di alcune delle più grandi e importanti società italiane, pubbliche e private: per esempio è stato presidente del Fondo interbancario di tutela dei depositi, di Impregilo, di Gemina, degli Aeroporti di Roma e del Consorzio Venezia Nuova. Tra il 1993 e il 1994 fu ministro dell’Industria, del commercio e dell’artigianato durante il governo tecnico di Ciampi. Più di dieci anni dopo, tra 2005 e 2006, fu a capo del Dipartimento per le Politiche Comunitarie della presidenza del Consiglio dei ministri e Coordinatore del Comitato Tecnico per la Strategia di Lisbona durante il governo Berlusconi.
LA SUA POSIZIONE ANTI-EURO. Lui che in passato è nella squadra di governo di Ciampi, quello che mise le basi per l’entrata dell’Italia nella moneta unica, non ha mai fatto mistero di essere diventato nel tempo sempre più scettico nei confronti della moneta unica: «È una gabbia tedesca, l’Italia è vittima di colonialismo». Sostiene che l’euro sia una creazione della Germania per controllare e sfruttare gli altri Paesi europei. «Se l’Italia non l’ha già fatto, è giunto il momento d’avere pronto un piano B, di fine dell’euro o di uscita dallo stesso – dichiarava in una interista del 2011 – Gli accordi costruiti male o firmati da Paesi con intenti egemoni non hanno lunga vita». Ancora prima, nel 2010, sul “Foglio” Savona prende di mira sia l’euro sia la costruzione comunitaria: «Anche se si fa finta che il problema non esista, il cappio europeo si va stringendo attorno al collo dell’Italia. È giunto il momento prendere le necessarie decisioni compresa quella di esaminare l’opportunità di restare o meno nell’Unione o nella sola euro area, come ha fatto e fa il Regno Unito gestendo autonomamente tassi di interesse, creazione monetaria e rapporti di cambio». In un’altra occasione Savona invitava l’Italia a fare un referendum sull’uscita dall’Unione Europea: «Se l’Italia decidesse di seguire il Regno Unito, ma questa scelta va seriamente studiata, essa attraverserebbe certamente una grave crisi di adattamento, con danni immediati ma effetti salutari, quelli che ci sono finora mancati: sostituirebbe infatti il poco dignitoso vincolo esterno con una diretta responsabilità di governo dei gruppi dirigenti».
L’UOMO GIUSTO. Oggi parla per lui il volume “Come un incubo e come un sogno”, che sarà pubblicato nelle prossime settimane da Rubbettino, sulla la storia recente d’Italia vissuta attraverso le vicende personali, professionale ed accademiche dell’autore. Autore che Salvini vuole fortemente alla guida del Ministero dell’Economia e Finanza a dispetto del timore che le sue teorie sull’urgenza dell’uscita dall’euro stanno provocando nell’Unione Europea, a Piazza Affari e al Quirinale. Per il leader della Lega, Matteo Salvini, Savona è «una persona specchiata, l’uomo giusto per contrattare da pari a pari con Germania e Francia, senza fare danni a nessuno».
«NO DIKTAT». Ma il pressing di Lega e M5s non è gradito al Colle. Sulla scelta dei ministri, la Costituzione prevede suggerimenti condivisi tra presidente del Consiglio e presidente della Repubblica mentre la preoccupazione di Mattarella è che si stia cercando di limitare l’autonomia del premier incaricato nell’esercizio delle sue prerogative. Dal Quirinale fanno sapere che «non sono ammissibili diktat nei confronti del presidente del Consiglio e del presidente della Repubblica nell’esercizio delle funzioni che la Costituzione attribuisce a tutti due». L’articolo 92 della Costituzione, tra le altre cose, recita: «Il presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei ministri e, su proposta di questo, i ministri». Il presidente Mattarella, che avrebbe ricevuto numerosi messaggi di allarme dai leader europei, non è solo preoccupato per le tesi di Savona è anche irritato per i tentativi con cui 5 Stelle e Lega stanno provando a imporre un campione dell’euroscetticismo, che studia «un piano B» per uscire dall’euro.