La foto che ritrae Kim Jong-Un e Donald Trump stringersi la mano rischia di entrare prepotentemente nei libri di storia al pari di altre storiche strette di mano, come quella tra il soldato russo e quello americano a Torgau sul finire della seconda guerra mondiale o quella tra Reagan e Gorbačëv che sanciva la fine della guerra fredda. Due casi in cui si arrivò realmente alla risoluzione dei conflitti. Per quest’ultimo, invece, è ancora tutto da vedere anche se si registra già un significativo passo avanti nelle trattative per la pace.
FACCIA A FACCIA. Kim e Trump non se le erano mandate a dire negli ultimi mesi, tra insulti reciproci e dimostrazioni di forza. Ma l’importante quanto insperato passo indietro compiuto dal leader nordcoreano ha aperto spiragli di speranza. Il vertice di Singapore ha rischiato fino all’ultimo di non esserci, a causa di tensioni subentrate dopo le dichiarazioni dal fronte Usa che dipingevano l’incontro come una resa di Kim. Alla fine ha prevalso il buon senso. Dopo le foto di rito, tra cui quella storica succitata, si è passati al faccia a faccia vero e proprio, che ha visto contrapposti Trump e Kim accompagnati solamente dai loro fidi traduttori. Un momento storico: i leader di queste due nazioni si sono incontrati per la prima volta nella storia. Decidendo di lasciarsi il passato alle spalle, i due presidenti si sono accordati sulla firma di una sorta di trattato con diversi punti, nessuno reso esplicitamente noto al momento, ma che prevedono un impegno da parte di Pyongyang alla denuclearizzazione. E probabilmente anche una minore inferenza di Washington nelle questioni coreane. Soddisfatto Trump, che ha più volte gridato al successo del summit.
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DALLE PAROLE AI FATTI. Di parole ne sono state dette tante, specie da Trump che non ha lesinato dichiarazioni altisonanti su quanto importante per gli Usa, la Corea del Nord e il mondo tutto sia il riavvicinamento di queste due nazioni. Proprio il tycoon newyorkese ha sottolineato come, nonostante le attese che avrebbero potuto far prevedere un incontro infuocato, la chiacchierata, durata poco meno di un’ora, sia stata cordiale e costruttiva. Fino a pochi giorni fa, durante il G7 canadese, Trump aveva affermato che gli sarebbe bastato uno sguardo per capire le intenzioni del suo omologo, ed evidentemente gli occhi del nordcoreano lasciavano trasparire voglia di fare. Così il vertice è andato avanti sulla linea della cordialità fino alla sua conclusione, culminata con la cena tra le due delegazioni. Quanto a Kim, le dichiarazioni a lui riferibili sono veramente poche, e non ci si poteva aspettare del resto il contrario. Tra le poche frasi a lui ascrivibili ce ne sarebbe una legata al cinema, passione grandissima di suo padre Kim Jong-Il, considerato che il leader di Pyongyang avrebbe affermato che in molti al vertice avrebbero potuto pensare di star partecipando a un film di fantascienza. E ripensando alle dichiarazioni degli scorsi mesi quando i due presidenti si erano intimiditi ostentando la grossezza del proprio arsenale nucleare, non si può che dar ragione a Kim, facendo anche i complimenti al regista di una pellicola tanto inaspettata quanto ricca di colpi di scena.
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LE REAZIONI. Tutto il mondo ha ovviamente accolto con favorevole sorpresa la conclusione del vertice. La nazione più direttamente interessata era quella al di là del 38° parallelo, la Corea del Sud, il cui leader Moon è stato uno dei fautori più importanti del processo di riappacificazione dei fratelli del Nord con Seul e con Washington. Il presidente sudcoreano ha affermato di aver passato una notte insonne in attesa di conoscere gli sviluppi del summit Kim-Trump, e con il trattato ratificato da Usa e Corea del Nord articolato in 5 punti non ancora resi pubblici, il leader del Sud ha potuto mettere in cascina un ulteriore grande successo in una politica estera che non fatichiamo a immaginare possa diventare interna nel giro, speriamo, di non troppo tempo. Il prossimo passo è, infatti, la riunificazione della Corea, auspicata da tutto il mondo. Trump e Kim Jong-Un si sono invitati nelle rispettive loro capitali, come due buoni amici che hanno voglia di trascorrere ancora del tempo assieme. Tornato a Pyongyang il “caro leader” dovrebbe far continuare il processo di denuclearizzazione, già per la verità iniziato con la demolizione del sito dei test missilistici. Quanto a Trump, al suo rientro a Washington si troverà a fare i conti con delle problematiche ancora importanti e di difficile risoluzione riguardo la guerra commerciale dichiarata a mezzo mondo, e dopo le tensioni emerse nel G7 con il vicino Canada e il suo premier, Troudeau, ma per “the Donald” quello di Singapore è un successo che potrà contare parecchio nelle elezioni di “mid term” e dà nuovo vigore al ruolo di stato guida dell’Occidente agli Usa, viste anche le profonde spaccature nell’Unione Europea. Un successo diplomatico che lo proietta direttamente nella storia con una mossa che, ci si augura, potrà portare pace e stabilità in contesto internazionale molto teso.