Ma com’era il mondo prima di Facebook? Ormai nessuno lo ricorda più. Di certo era meno piccolo di quanto non lo sia adesso, e probabilmente meno caciarone. Ma adesso è l’epoca dei social, e tutti si adattano, in ogni ambito. E noi italiani non siamo da meno. In questo microcosmo in continua evoluzione se non ti adatti sei perduto. Ecco dunque una guida universale all’utilizzo dei social network, in Italia e non solo. Da maneggiare con cura.
GENERAZIONI A CONFRONTO. Chi lo dice che i “grandi” sanno utilizzare meno computer e telefoni? I nostri nonni sconoscevano l’uso delle più moderne tecnologie. Era comune dunque che il nonno ti telefonasse per chiederti disperatamente di risintonizzargli il televisore dopo l’arrivo del digitale terrestre. Dimenticate però queste generazioni arretrate. Oggi il nonno vero ha un profilo Facebook e si scatta i selfie coi nipoti. Cresce sempre di più infatti l’utilizzo dei social network, prima appannaggio quasi esclusivo dei giovani, da parte degli over 50. Sia chiaro, non è nostra intenzione considerare un sessantenne vecchio, ma se fino a una decina di anni fa era molto più semplice per un figlio mantenere la propria vita digitale nascosta ai propri genitori, oggi questa possibilità è diventata realmente molto complicata visto che talvolta si possono rinvenire sullo stesso social anche tre generazioni. Ma l’universo dei siti che mettono tutti in comunicazione si evolve e dunque i giovanissimi tendono pian piano a lasciare il vecchio continente Facebook per spostarsi verso il nuovo mondo di Instagram, e probabilmente in futuro, quando anche il mondo delle storie diventerà troppo “grande”, le giovani generazioni approderanno verso inesplorati e chissà quanto innovativi lidi. Nel frattempo, qualcuno di loro grazie al social più arrembante del momento ha anche fatto i soldi.
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SOCIAL CHE VAI USANZE CHE TROVI. Instagram è oggi il più neutro dei social network, quantomeno per ciò che riguarda le discussioni al suo interno. Se si eccettuano le “sanguinose” battaglie che giovani nuovi fenomeni della moda del momento, il trap, intraprendono a colpi di storie, e i commenti di qualche hater di professione, su uno degli ultimi acquisti di Mark Zuckerberg (la Facebook Inc. ha rilevato la proprietà di Instagram nel 2012) ciò che conta è l’immagine. C’è chi è più puro e casto e chi, invece, adora esibire il suo corpo senza distinzione di sesso, ma il minimo comune denominatore di Instagram è l’apparire. I contenuti contano poco, la fotografia è tutto. E come detto ci si può anche guadagnare, grazie alla professione dell’influencer, che poi altro non è che una persona che fa pubblicità, ma il nome all’inglese conferisce una sorta di aura mistica a personaggi come Chiara Ferragni. Insomma, poco spazio, per esempio, per la politica e per tutto ciò che le gira attorno, fake news comprese, che rimangono invece presentissime proprio su Facebook, con tutti i problemi che ne sono derivati. Il social più famoso del mondo, però, vede la propria età media aumentare e, con essa, diversificare anche i propri contenuti. In precedenza anche sulla creatura prima di Zuckerberg contava apparire, ma col diffondersi incontrollato di pagine e con una policy sempre più piena di falle, complice anche lo spostamento dei più giovani verso altri lidi, oggi Facebook è diventato una vera e propria tribuna politica. È ovvio che ciò sia dettato anche dalle strategie di comunicazione dei politici che presto si sono resi conto delle potenzialità del web in fatto di propaganda (non a caso i primi due partiti italiani oggi, oltre che al governo, sono quelli più social di tutti). Così, se prima i pochi cinquantenni presenti sulla piattaforma si limitavano a condividere video di gattini canterini, anche piuttosto divertenti, adesso tutti sembrano sapere tutto della cosa pubblica e di come va il mondo. Senza scomodare un nome importante come quello di Umberto Eco, è innegabile che gli effetti negativi siano sicuramente in quantità superiore di quelli positivi. Questo perché gli improvvisati esperti, a vari livelli, non sapendo argomentare iniziano a insultarsi, e via così in una spirale di odio e veleno apparentemente infinita. Nella nuova fase della “politica dei tifosi” ciò non sorprende, e le pieghe che si stanno prendendo a livello nazionale ci fanno veramente rimpiangere i gattini.
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L’INSTANT MESSAGING. Ultima creatura social che andiamo ad analizzare è l’instant messaging. Ormai tutti diamo per scontata l’esistenza di piattaforme come WhatsApp, Telegram e il mai troppo soddisfacente Messenger, ma in pochi si rendono conto della portata rivoluzionaria che queste applicazioni hanno determinato. Paradossalmente e inaspettatamente, ci hanno reso più potenti nei confronti dei potenti, nel caso specifico le compagnie di telefonia. Certo, loro provano sempre a fregarci in qualche modo, ma adesso è davvero l’utente a dettare le regole del gioco, e i colossi del mobile si trovano costretti quasi a implorarci pur di abbonarci ai loro servizi, offrendoci di volta in volta promozioni ineguagliabili. Utilizzano a tal scopo anche testimonial d’eccezione, come ad esempio Fiorello, e stanno creando anche nuovi fenomeni della musica, chiedere a Ghali e a Baby K, che non a caso però sfrutta proprio la rinnovata socialità del nostro mondo, utilizzando in continuazione parole come “hashtag” e “post”, colonne ormai portanti della nostra vita. Certo, neanche l’instant messaging è immune dalle grane conclamate della tecnologia digitale, e se utilizzati male rischiano di mettere in serio pericolo la vita delle persone. È degli ultimi giorni la notizia secondo la quale WhatsApp ha limitato la possibilità di inoltrare un messaggio riducendone la portata da 250 a 20 in Asia e addirittura fino a soli 5 in India, dopo casi di false accuse di pedofilia che hanno messo in pericolo l’incolumità di persone totalmente ignare che si sono viste recapitare nel migliore dei casi minacce, nel peggiore veri e propri pestaggi a sangue. Ma senza andare a guardare in estremo oriente, anche nel Belpaese non si contano più i casi di foto compromettenti diffuse via chat e vite troppo precocemente spezzate per l’insostenibile vergogna. Insomma, istruzioni precise per l’uso dei social non possono essercene, e questi rimarranno per sempre strumenti da maneggiare con cura. Un consiglio però può risultare indispensabile: nel digitale, come nel reale, non esitate a contare fino a 100 prima di fare qualsiasi azione. Non sapete mai chi sta dall’altro lato.