Si infrange ai tempi supplementari il sogno dell’Italia under 19 di bissare il successo del 2003 agli Europei di categoria. Il Portogallo vince 4-3 al termine di una gara spettacolare e ricca di emozioni. Per i lusitani, sempre avanti durante il match, è il primo titolo in assoluto. Risultato giusto anche se agli azzurrini di Paolo Nicolato va riconosciuto il grande merito di non aver mollato mai, anche quando la gara sembrava indirizzata verso la sconfitta. Strepitosa la prova del subentrato Kean, autore delle doppietta che ha regalato all’Italia la possibilità di giocarsela nell’extra time.
LE SQUADRE IN CAMPO. Nel più classico degli incontri si sfidano il miglior attacco del torneo, col Portogallo che ha realizzato ben 13 gol di cui 5 all’Ucraina in semifinale, e la miglior difesa, con l’Italia che ha subito appena 3 reti, 2 proprio contro i lusitani nella fase a gironi. Le due squadre, come detto, si sono già affrontate nel corso del torneo: 3-2 per gli azzurrini che hanno giocato però quasi tutta la partita in superiorità numerica. Ma i baby portoghesi avevano già allora fatto vedere tutto il loro valore, riuscendo a dare grande filo da torcere alla under guidata in panchina da Paolo Nicolato, tecnico ex Chievo al secondo anno all’interno dei quadri federali. E in verità proprio il c.t. azzurro ha avvertito prima del match circa la pericolosità di un Portogallo che fa della sua fase offensiva l’arma migliore. La selezione del commissario tecnico Helio Sousa ha tra le proprie fila talenti cristallini come Trincão Francisco, capocannoniere del torneo, e 10 dei 23 componenti della rosa sono già stati campioni d’Europa due anni fa tra le fila degli under 17. L’Italia è arrivata imbattuta all’epilogo del torneo, mettendo in fila 8 vittorie e 2 pareggi tra primo turno, Elite Round e fase finale, ma il Portogallo ha subito un unico ko negli ultimi due anni, proprio contro i nostri agli inizi della competizione. L’Italia ha già vinto nel 2003 un titolo under 19, battendo proprio i lusitani nella finalissima, ma è reduce da 2 finali perse nel 2008 e 2016. Il Portogallo però ha fatto peggio, raggiungendo l’atto conclusivo precedentemente già 3 volte, tutte negli ultimi 5 anni, senza mai riuscire ad aggiudicarsi l’alloro.
PRIMO TEMPO. Il clima, si sa, è diventato sempre più pazzo e imprevedibile, così anche nella fredda Finlandia si registrano 28 gradi. Le squadre in campo però non sembrano patire il caldo e il ritmo è alto fin da subito. È il Portogallo a partire meglio: al minuto 10 è Nunes che si rende pericoloso sovrastando Bellanova di testa ma trovando pronto Plizzari che si allunga sulla sinistra e respinge. Ma i lusitani insistono e poco dopo Gomes coglie l’esterno della rete con un tiro leggermente deviato. Dopo la sfuriata iniziale dei portoghesi, però, gli azzurrini cominciano a farsi vedere. Nessuna occasione nitida ma Tonali inizia a regolare i giri del centrocampo e la nostra squadra sembra trovare il bandolo della matassa. Ma è solo illusione: il Portogallo imprime un ritmo forsennato e le occasioni si sprecano. Plizzari deve prima uscire bene per anticipare Gomes e poi volare per respingere il gran tiro di Carmo. Alla mezz’ora ecco però di nuovo i nostri, che impensieriscono il portiere Joao Virginia con una bella botta da fuori di Frattesi, prima di sfiorare la marcatura col colpo di testa di poco alto di Pinamonti. I lusitani però non si fanno impressionare e c’è bisogno di un superbo Plizzari a evitare il vantaggio portoghese, con un super intervento su Jota, dopo che già poco prima la squadra di Sousa aveva sfiorato la rete con un colpo di testa di poco a lato di Correia. Il nostro portiere è straordinario, ma al primo minuto di recupero del primo tempo commette un grave errore: Jota stoppa poco fuori l’area di rigore e lascia partire un tiro non irresistibile sul quale però Plizzari sbaglia, regalando il vantaggio al Portogallo. Si va così a riposo con i lusitani avanti.
SECONDO TEMPO. La ripresa inizia con una botta di Melegoni che sfiora il pari con un tiro da fuori. Sembra la riscossa ma sulla falsa riga della prima frazione il Portogallo tiene in mano il match. Gli azzurrini subiscono il colpo e i lusitani provano a sferrare l’assalto letale. Così prima Nunes è fermato solo dalla posizione irregolare, poi il capocannoniere del torneo Trincão si divora l’opportunità nitida per il 2-0, prima di andare ancora vicino alla marcatura con una girata in area di poco a lato. L’appuntamento col gol è però solo rimandato. Al minuto 72, nel momento del massimo sforzo azzurro, su un contropiede partito da un lancio lungo, Jota controlla e si presenta solo davanti a Plizzari che si supera, ma che nulla può sulla respinta corta di Trincão. Sembra il colpo del ko, ma neanche 3 minuti dopo una bella combinazione fuori area condita da un pregevole colpo di tacco di Capone, Kean trova la rete con un diagonale dai 16 metri preciso alla destra di Joao Virginia. L’apoteosi però arriva neanche un minuto dopo: ripartenza immediata azzurra, Scamacca smarca Zaniolo sulla sinistra, palla a rimorchio per Kean che realizza ancora. Dall’inferno al paradiso in un minuto. Non è facile battere questa Italia. E gli azzurrini sulle ali dell’entusiasmo si rendono ancora pericolosi con Capone che controlla bene in area ma non riesce a concludere. Al minuto 83 si rivede il Portogallo, con un tiro pericoloso di Quina che trova pronto Plizzari. Ed è ancora il portiere del Milan a deviare un cross pericolosissimo di Trincão quando i lusitani già gridavano al gol. Le due squadre, stanche, attendono allora i supplementari.
SUPPLEMENTARI. I tempi supplementari continuano a ritmi alti, con capovolgimenti continui. I lusitani alzano però il ritmo alla fine del tempo e nel finale, proprio come accaduto nella prima frazione, Jota, giocatore di cui sentiremo parlare, realizza il 3-2. Ancora una volta sotto gli azzurrini, ma ancora capaci di reagire: neanche iniziato il secondo supplementare ed ecco che Scamacca segna il 3-3 di testa. Si riparte e arriva subito il 4-3 firmato da Pedro Correia. L’Italia prova a rispondere ed è ancora Kean a rendersi pericoloso. Ma questa volta gli azzurrini non hanno la forza di rispondere. Finisce così 4-3 per il Portogallo, per la prima volta campione, al termine di una partita bellissima. Amarezza per l’Italia, che si ferma ancora una volta a un passo dal sogno.
DELUSIONE E SPERANZA. Una nostra selezione giovanile non vince una competizione continentale dal 2004, anno in cui una nazionale under 21 guidata un campo da 5 giocatori che appena due anni dopo sarebbero diventati campioni del mondo sotto il cielo di Berlino, sconfisse la Serbia e Montenegro 3-1. C’erano Gilardino, De Rossi, Barzagli, Zaccardo e Amelia in quella rosa, e altri grandi nomi del nostro calcio, come Pazzini e Chiellini, erano presenti in campo nel 2003, quando la nostra under 19 trionfava all’europeo di categoria proprio contro quel Portogallo che oggi ci fa piangere. Ma non è tutto da buttare. Questa nuova generazione di giocatori, dei nati dal ’99 in poi, ci sta regalando talenti finalmente cristallini come Zaniolo, neoacquisto della Roma, Plizzari, tra i migliori estremi difensori del torneo nonostante il brutto errore di stasera, Tonali, che ricorda Pirlo non solo nelle movenze e nell’aspetto, Brignola, esterno rapidissimo e con ottimi piedi che è stata una delle poche note liete del retrocesso Benevento e la coppia Kean – Pinamonti, veri bomber di razza, con l’attaccante di proprietà della Juventus che può vantare il primato di primo giocatore nato nel 2000 a esordire in Champions League. Insomma, tornare a sognare si può, ma bisognerà continuare a investire su questi ragazzi, dandogli spazio nei club e facendoli crescere senza pressioni, mettendo da parte l’esterofilia che domina il movimento. Molti di loro al prossimo mondiale saranno poco più che ventenni. Che sia un auspicio per ripetere ciò che la Francia ha fatto in Russia trionfando con una nazionale ricca di giovanissimi? Continuare a battere sull’esperienza e sull’usato garantito non paga più, e a testimoniarlo ci sono tre edizioni della coppa del mondo buttate letteralmente nell’immondizia a causa di un’ostinazione, sempre viva, a insistere su giocatori già formati. Il calcio italico ha bisogno di freschezza e sarà questa a riportarci là dove il nostro blasone merita. Saranno questi ragazzi a farci diventare grandi.