Il superamento della Fornero, oltre che circa 400 mila pensionati, dovrebbe creare altrettanti posti di lavoro. A suggerire che per ogni lavoratore che andrà in pensione subentri un giovane neo assunto è la nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza. La riforma che introduce la cosiddetta quota 100, intesa come la somma dell’età anagrafica (62 anni) e contributiva (minimo 38 anni) quale requisito per accedere al trattamento previdenziale, dovrebbe agevolare «il ricambio generazionale consentendo ai giovani di avere accesso al mercato del lavoro». Ma non sempre «uno vale uno». Nel caso di Poste Italiane, che per occupati è l’azienda più grande del Paese, l’uscita di alcuni dipendenti verrà sostituita solo per metà da nuovi ingressi.
TURN OVER. L’idea che l’abbassamento dei requisiti per accedere alla pensione si trasformi in un turn over generazionale è stata ribadita più volte dai due vicepremier. «Con quota 100 –spiega il ministro del Lavoro, Luigi Di Maio – mandiamo in pensione le persone e assicuriamo un ricambio generazionale nelle imprese». Salvini, rispondendo su Facebook alle dichiarazioni dell’ex ministro Fornero pubblicate su Il Giornale, manifesta la sua volontà di proseguire con la riforma del sistema pensionistico: «Andiamo avanti tranquilli, l’economia crescerà anche grazie alla modifica di questa legge infame, un’opera di giustizia sociale che creerà tanti nuovi posti di lavoro. Alla faccia della Fornero». Ma a quanto pare questo ricambio non è assicurato. Come riporta il Corriere della Sera ci sono alcuni dati che vanno in direzione opposta.
IL CASO POSTE ITALIANE. Nel febbraio scorso il gruppo Poste Italiane, la più grande azienda del paese in termini di persone occupate (138 mila) ha presentato il piano industriale. La società, quotata in borsa, conta ben 11.300 dipendenti con più di 60 anni di età e il 53,5% dei lavoratori ne ha oltre 50. Tanto che l’età media in azienda è esattamente di 50 anni. Nel piano illustrato c’è il dato sul lavoro: entro il 2020 usciranno 18 mila persone e ne saranno assunte solo 7 mila. In pratica, a 10 pensionamenti corrisponderanno 3,8 nuove assunzioni.
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I DATI EUROSTAT. In Italia l’andamento dell’occupazione tra i giovani segue il ciclo economico, indipendentemente dalle presunte rigidità della legge Fornero. Lo indica Eurostat riassumendo i tassi di occupazione tra i ragazzi di 15-24 anni, a partire dal 2011. Sette anni fa lavorava il 19,2% dei ragazzi, nell’anno seguente viene introdotta la riforma Fornero e il tasso di occupazione scende al 18,5%, per calare ancora fino al 15,6% nel 2015. Ma nel 2016 risale al 16,6% e rimonta al 17,1% lo scorso anno. Un fattore, dunque, slegato dagli equilibri fissati dalla Fornero o dal superamento della stessa. Inoltre, sul versante dei conti pubblici il pensionamento di 490 mila persone pone un serio tema sugli effetti ai fini del gettito tributario. Un lavoratore sessantenne versa più tasse e contributi rispetto a un neo assunto ventenne chiamato a sostituirlo. Il saldo potrebbe rivelarsi molto costoso per il bilancio pubblico.