Tutti, almeno una volta nella vita, hanno provato quel dolore lancinante che si concentra nella parte inferiore della colonna vertebrale. La lombalgia, non a caso, rappresenta uno dei disturbi più frequenti, tanto che la zona lombare risulta essere la più colpita nel 65% dei casi. I soggetti più a rischio sono coloro che svolgono una vita sedentaria, con un’alta frequenza negli adulti, anche se ultimamente anche molti giovanissimi ne soffrono. Il sintomo principale è il dolore che può essere cronico o acuto e improvviso, come nel caso del “colpo della strega”. Alcuni movimenti e determinate posture sottopongono la colonna vertebrale e i suoi dischi intervertebrali a sollecitazioni funzionali che possono essere potenzialmente dannose, causando di conseguenza discopatie con segni di degenerazione del disco.
La miglior terapia è quella che riguarda la prevenzione. A tal proposito, diversi studi dimostrano l’importanza di un uso appropriato del rachide e di un’adeguata efficienza dei muscoli che su di esso agiscono, pertanto una muscolatura addomino-lombare tonica può fare un eccellente lavoro nello stabilizzare le vertebre evitando situazioni dolorose. Le cause della lombalgia possono non essere legate strettamente alla colonna vertebrale ma dipendere da altri fattori. Tra le cause della lombalgia, e non considerando eventuali traumi diretti, troviamo: le disfunzioni osteopatiche funzionali, vertebrali e sacro-iliache, con conseguente riduzione della mobilità e funzionalità della colonna e del bacino, e le disfunzioni strettamente legate alla struttura, come ernie e protusioni discali (degenerazione del disco intervertebrale) oppure le artrosi. In questi casi si viene a creare una ischemia radicolare, che può irritare i nervi, con conseguenti lombo-sciatalgie.
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Alcune tipologie di disturbi lombari spesso hanno gli stessi sintomi di quei disturbi la causa non risiede nella struttura, ma che può essere associata a diverse condizioni come la sindrome del piriforme, a un’eccessiva tensione al muscolo psoas-iliaco, a disfunzioni che riguardano il piede, a disfunzioni viscerali, a fattori psicologici, disfunzioni posturali da un cattivo funzionamento dei recettori che regolano la postura, disfunzioni della catena muscolare posteriore, disfunzioni cranio-sacrali, malocclusioni dentali, posture lavorative non ergonomiche, ciclo mestruale doloroso, cicatrici post traumatiche, alimentazione non corretta. Una prima valutazione è, dunque, necessaria per escludere che siano in atto patologie che richiedono un diverso trattamento.
L’osteopata in una prima fase, in seguito a un’attenta anamnesi remota e prossima del paziente e a una visione dei diversi esami di routine, esamina la postura del paziente. La diagnosi osteopatica consiste in una valutazione della funzionalità del paziente, con un esame palpatorio dei tessuti e dei test osteopatici funzionali (nei limiti delle possibilità del paziente, nel caso si trovasse in una fase acuta del dolore), test ortopedici e neurologici. Solo così l’osteopata sarò in grado di riequilibrare le strutture in disfunzione, determinando nuovi adattamenti posturali e ripristinando le funzioni fisiologiche con conseguente diminuzione o cessazione del dolore. In una fase successiva, dopo aver rivalutato il paziente, verranno consigliate le giuste posture ergonomiche da assumere nella vita quotidiana, e gli esercizi posturali da svolgere a casa.