Dopo la nona giornata di protesta dei gilet gialli arriva la lettera di Macron ai francesi. «Trasformare la collera in soluzioni» dice il presidente nel suo messaggio al movimento di contestazione che va avanti da ormai due mesi. Dopo che le varie mosse del governo, rivelatesi inutili per fermare i gilet gialli, Macron ha deciso di dare la parola ai cittadini con un dibattito che si svolgerà fino al 15 marzo attraverso enti locali, associazioni e una piattaforma online. «Non è né un’elezione né un referendum», precisa Macron che apre al dialogo per risolvere i problemi del suo Paese.
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Quattro temi e 32 domande che Macron sceglie di porre direttamente ai suoi concittadini, garantendo che «non ci sono interrogativi proibiti» e che anche se «non saremo d’accordo su tutto», dimostreremo di essere «un popolo che non ha paura di parlare, di discutere, di dibattere». «La Francia – scrive Macron – non è un Paese come gli altri. Il senso delle ingiustizie è più forte che altrove. L’esigenza di aiuto reciproco e di solidarietà è più forte. Da noi chi lavora finanzia le pensioni. Un gran numero di persone paga l’imposta sul reddito, a volte pesante, che riduce le diseguaglianze. Da noi la scuola, la salute, la sicurezza, la giustizia sono accessibili a tutti, indipendentemente dalla situazione e dalla ricchezza. Gli imprevisti della vita, come la disoccupazione, possono essere superati grazie allo sforzo condiviso da tutti».
Document : la lettre d’Emmanuel Macron aux Français https://t.co/LXZ77benlr
— Le Monde (@lemondefr) January 13, 2019
La condizione del dibattito è no violenza. «Tutti vorrebbero un Paese più prospero e una società più giusta, condivido questa impazienza», scrive Macron. «Non accetto, e non posso accettare, pressioni e insulti contro chi è eletto dal popolo, i giornalisti, le istituzioni e i funzionari. Se tutti usano la violenza la società si disfa». Nel dialogo con i cittadini che Macron vuole aprire con i francesi ci sono temi scontati, come il finanziamento della transizione energetica, che ha dato l’avvio alla contestazione dei gilet gialli, ma anche domande scomode. Il leader francese chiede ad esempio un parere sull’immigrazione e sulla riforma delle istituzioni. Macron cita la possibilità di rendere il voto obbligatorio, di scegliere dei rappresentanti di cittadini «estratti a sorte», di aumentare il ricorso ai referendum e introdurre una dose di proporzionale nelle legislative. E ancora chiede: «Come rendere il nostro fisco più giusto ed efficace? Che tasse bisogna abbassare prima delle altre? Quali servizi pubblici possono essere eliminati perché superati o inutili?».
Il dibattito nazionale dovrebbe durare due mesi e dovrebbe servire a placare le proteste dei gilet gialli contro il governo. È ancora difficile capire come reagiranno i francesi: accetteranno di partecipare in massa alla consultazione del presidente Macron? Le proteste dei gilet gialli si fermeranno? Intanto il presidente martedì sarà in un paesino della Normandia dove sarà organizzato uno dei primi dibattiti. Secondo l’Eliseo da qui al 15 marzo Macron farà ogni settimana uno o due spostamenti nell’ambito della consultazione. Una volta terminata, il capo di Stato promette di «trarre le conseguenze» entro un mese.