I costi superano di gran lunga i benefici. Secondo l’analisi commissionata dal governo costruire la Tav potrebbe causare perdite allo Stato tra i 7 e gli 8 miliardi di euro. «La differenza tra i costi sostenuti e i benefici ottenuti grazie all’opera è negativa», sottolinea il dossier di 80 pagine predisposto dal gruppo di lavoro del ministero delle Infrastrutture guidato dal professor Marco Ponti.
Uno dei parametri cardine intorno a cui ruota lo studio, pubblicato sul sito del ministero dei Trasporti, è il Vane (valore attuale netto, saldo tra i costi dell’opera, lavori e gestione, i costi esterni, i minori benefici per utenti e operatori, e dall’altra parte i benefici economici diretti e indiretti) stimato in «6.995 milioni di euro nello scenario “realistico” di previsioni di traffico (25,2 milioni tonnellate di merci nel 2059) e pari a 7.805 milioni nello scenario “ottimistico”». In entrambi i casi si evidenzia «uno “sbilancio economico” fortemente negativo. Entrambi i calcoli sono stati fatti sui “costi a finire” dell’opera, al netto cioè degli 1,4 miliardi di euro già spesi, e considerando i costi sia della tratta internazionale che di quella italiana». Insieme all’analisi costi benefici il Mit pubblica oggi anche una Relazione tecnico-giuridica, che evidenzia il rischio delle penali. In caso di scioglimento del progetto della Tav il costo massimo tra penali e rimborsi potrebbe raggiungere i 4,2 miliardi.
L’analisi costi benefici, dunque, conferma il “no” del M5s al completamento della grande opera. «I numeri dell’analisi costi benefici sulla Tav – commenta il ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli – sono estremamente negativi, impietosi, ora deciderà il governo». E precisa che «la valutazione negativa della Torino-Lione che emerge dall’analisi, voglio dirlo in modo chiaro, non è contro la Ue o contro la Francia. Essa si configura piuttosto come un prezioso elemento di informazione per indicare a tutti gli interlocutori l’opportunità di verificare se esistano impieghi migliori delle risorse che sarebbero destinate al progetto».
I risultati dell’analisi non sono stati una sorpresa. Il dossier è stato predisposto dal Gruppo di lavoro del ministero delle Infrastrutture e Trasporti guidato dal professor Marco Ponti, ed era stato anticipato nei giorni scorsi sia alla Commissione Ue che alla controparte francese, suscitando polemiche all’interno della maggioranza. Il documento riporta la firma di cinque componenti su sei: oltre a Ponti, Paolo Beria, Alfredo Drufuca, Riccardo Parolin e Francesco Ramella. La firma mancante è quella dell’ingegnere Pierluigi Coppola. Una spaccatura nella commissione dunque che finisce per mettere in discussione la stessa terzietà delle conclusioni.
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Tra chi non accetta le conclusioni negative dello studio sulla Tav spicca il Commissario straordinario per l’Asse Ferroviario Torino-Lione, Paolo Foietta: «Analisi-truffa, i tecnici hanno attaccato il carro dove voleva il padrone». E il governatore del Piemonte Sergio Chiamparino aggiunge: «Come affidare a Dracula la sorveglianza sulla banca del sangue». Anche il comitato francese pro-Tav definisce l’analisi «straordinariamente di parte» e afferma che «minimizzando i benefici ambientali colossali, Ponti iscrive nella colonna dei costi il mancato introito che rappresenterebbe per lo Stato italiano una diminuzione importante delle tasse sul carburante e dei pedaggi autostradali». Per il leader di Confindustria, Vincenzo Boccia «l’apertura di questi cantieri a regime determina 50mila posti di lavoro. Se per il Governo questo basta. A noi basta come analisi costi-opportunità, in una fase delicata per l’economia, in cui va messo al centro il lavoro. È una grande occasione per dare lavoro a 50mila persone. Io l’analisi già l’ho fatta: ho dato un dato, a noi basta».
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