Tra i tanti paradossi della Brexit c’è anche quello del voto alle elezioni europee. Il Regno Unito dovrà eleggere o meno i suoi parlamentari europei il prossimo 26 maggio, nonostante l’imminente uscita dall’Ue? Il problema è diventato stringente negli ultimi giorni, visto che è sempre più probabile l’estensione della scadenza per l’addio all’Europa da parte di Londra. Questo perché non c’è ancora un accordo nel Parlamento britannico sulla Brexit.
Il via ufficiale al divorzio diplomatico dovrebbe scattare il prossimo 29 marzo, ma a poco più di un mese dal termine la premier Theresa May non è riuscita a far approvare dalla Camera dei Comuni il piano di uscita concordato a novembre dello scorso anno con i partner europei. May sta cercando di riaprire i negoziati con l’Ue per ottenere qualche modifica al testo, soprattutto sul backstop, con l’obiettivo di incassare la ratifica del Parlamento entro i termini stabiliti. Ma la scadenza si avvicina, lo scetticismo aumenta e prende sempre più piede l’ipotesi di un rinvio di tre mesi della Brexit che obbligherebbe i cittadini britannici a votare i propri rappresentanti per le elezioni europee.
Se ci fosse davvero un’estensione della scadenza Brexit, il Regno Unito sarebbe costretto a fare campagna e ad eleggere la sua quota di parlamentari europei, pari a 73 deputati. Si tratterebbe, però, di una elezione a breve scadenza, visto che i parlamentari sono destinati a essere cacciati da Strasburgo appena Londra lascerà definitivamente l’Ue. Ma finché il Regno Unito è formalmente membro dell’Unione, la negazione del voto ai suoi cittadini finisce per costituire una violazione di diritto. L’unica eccezione potrebbe essere prevista solo con una revisione ad hoc dei trattati ma, a meno di tre mesi dal voto, non c’è tempo per addentrarsi nella procedura. Tutto quindi può succedere, anche una nuova campagna elettorale per le europee incentrata ancora una volta sulla Brexit.
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