La Lega sfonda quota 30%, il Pd sorpassa il M5s, crollato sotto il 20%. Il risultato delle elezioni europee ribalta i rapporti di forza tra i due alleati di governo: la Lega con il 34,3% delle preferenze è il primo partito d’Italia ottenendo due punti in più rispetto ai voti raccolti alle ultime politiche dal Movimento 5 stelle. Che al contrario si ferma al 17,1%, cioè la stessa percentuale presa dalla Lega il 4 marzo del 2018. Le due forze di governo vedono praticamente invertire i rispettivi pesi specifici. Con l’esecutivo che a quasi un anno dalla sua nascita rimane ancora espressione del 50% degli elettori: solo che da una governo gialloverde si passa a uno verdegiallo.
Una sola parola: GRAZIE Italia! 🇮🇹 pic.twitter.com/PEmaNvCpNJ
— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) May 26, 2019
Anche se Matteo Salvini tranquillizza gli alleati: «Ogni singolo voto che gli italiani ci hanno dato non verrà da me usato per chiedere mezza poltrona in più in Italia», afferma Salvini in conferenza stampa dalla sede della Lega sottolineando, invece, come «le regole europee vanno cambiate, i vincoli europei vanno cambiati». Il capo del Carroccio chiede «un’accelerazione sul programma di governo», sa che «sarà un periodo economico complicato e siamo perfettamente consapevoli delle difficoltà». «Usiamo questi consensi non per regolamenti di conti interni: il mio avversario è la sinistra. Da domani si torna a lavorare serenamente con gli alleati di governo».
Solo un breve, scarno commento dal Movimento 5 Stelle. «Siamo stati penalizzati dall’astensione, soprattutto al Sud, ma ora testa bassa e lavorare. Restiamo comunque ago della bilancia in questo governo. Da qui in avanti più attenzione ai territori», commenta il capo politico pentastellato. Da una prima analisi appare chiaro, dunque, che sulla debacle dei pentastellati abbia influito l’affluenza: è al 56%, due punti in meno rispetto a cinque anni fa, con picchi negativi in Sicilia, Sardegna e Calabria, storiche roccaforti di voti per i 5 stelle. Il Movimento di Di Maio, però, ha perso più di 12 punti percentuali in 14 mesi riuscendo a prendere meno voti di quelli raccolti cinque anni fa, ai tempi del 40% del Pd.
Dietro resiste Forza Italia all’8,8%, mentre Fratelli d’Italia è al 6,5%. Tutti gli altri non arrivano alla soglia di sbarramento: rimangono fuori dal Parlamento europeo, dunque, +Europa di Emma Bonino, Europa verde, La Sinistra e Rifondazione comunista. Per Nicola Zingaretti, guida del Pd secondo partito con il 22,7% dei voti, «Salvini emerge come vero leader di un governo immobile e pericoloso. Noi vogliamo costruire l’alternativa a Salvini per essere credibili in vista del voto politico. Il governo esce ancora più fragile per divisioni interne di fronte ai grandi appuntamenti che lo aspettano». Il segretario dem, dal Nazareno, si dice «molto soddisfatto per l’esito elettorale, la scelta della lista unitaria è stata vincente. Il bipolarismo è tornato a essere centrato sulla presenza del Pd».