Il governo Conte continua a essere oggetto di pressioni politiche da parte dei partner europei perché metta mano ai disastrati conti pubblici. Il rischio è quello di una procedura d’infrazione per debito eccessivo. Manca poco meno di un mese all’Ecofin del 9 luglio che deciderà le sorti dell’Italia: solo allora Tria potrà rendersi conto quali sono i Paesi che sceglieranno di condannare l’Italia e quelli che invece sceglieranno di salvarla. Intanto, continuano le trattative e i negoziati per evitare che l’Ecofin possa trasformarsi in un processo con sentenza già scritta sull’Italia. Il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, ha incontrato il commissario agli affari monetari Pierre Moscovici che lascia aperto uno spiraglio: «La procedura è giustificata, ma stiamo cercando soluzioni per evitarla».
Intanto, a margine della riunione dell’Eurogruppo in Lussemburgo, il presidente Mario Centeno ha affermato che anche i ministri delle Finanze dell’unione monetaria appoggiano la linea della Commissione europea e del Comitato economico e finanziario. «Invitiamo il governo a presentare misure economiche per ridurre l’indebitamento – ha detto Centeno – L’applicazione del bilancio per il 2019 un aspetto cruciale». Da parte italiana, la risposta è vaga: si promettono più che altro nuovi dati, mentre Bruxelles chiede nuovi fatti. «Dobbiamo raggiungere il deficit del 2,1- 2,2% del Pil che è anche compensativo sul mancato raggiungimento dell’obiettivo nel 2018 – ha detto Tria – Non è un problema di nuove misure o no, quello è l’obiettivo, noi pensiamo che lo raggiungiamo senza variazioni legislative».
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Il ministro Tria punta a convincere gli Stati membri che gli obiettivi dell’Italia non sono troppo ambiziosi e che a fine luglio potrà vantare maggiori entrate e minori spese tali da migliorare deficit e debito. Sia Francia che Germania non hanno interesse a un muro contro muro con Roma che potrebbe far impazzire lo spread e creare le premesse per un effetto contagio sui mercati. Considerando poi che Parigi ha ottenuto una certa flessibilità sui conti pubblici, non è escluso che possa giocare un ruolo a sostegno dell’Italia.
Segnali di apertura sarebbero arrivati dalla Spagna, dal Belgio e dal Portogallo: i tre paesi sono a favore di un allentamento dei vincoli di bilancio, funzionale a rendere la ripresa economica più robusta. Su posizioni più rigide, invece, l’Olanda, Finlandia e Austria. L’Olanda avrebbe addirittura proposto una nuova lega anseatica, una sorta di patto con Danimarca, Finlandia, Svezia, Baltici e Irlanda per difendere in modo più chiaro gli interessi degli stati membri. La partita resta apertissima. Moscovici comunque incalza ancora il governo: «Vogliamo evitare una procedura per debito, credo che i ministri ci sosterranno in questa fase, aspettiamo fatti, cifre, dati per il 2019 e 2020, le intenzioni non bastano, un sentiero chiaro è necessario, una procedura è ancora evitabile». Il tempo stringe e la congiura dell’Ecofin potrebbe mettere definitivamente il governo con le spalle al muro.