Kristalina Georgieva è la candidata europea alla guida del Fondo monetario internazionale. L’economista e politica bulgara ha sconfitto nel duello finale l’ex ministro delle Finanze olandese Dijsselbloem: «La signora Georgieva ha ottenuto il sostegno del 56% dei paesi che rappresentano il 57% della popolazione dell’Ue contro Jeroen Dijsselbloem che ha ricevuto il sostegno del 44% dei paesi per il 43% della popolazione», ha fatto sapere una fonte europea. Anche se con una maggioranza di misura, sarà Kristalina Georgieva la candidata europea a prendere il posto appena lasciato da Christine Lagarde scelta come prossimo presidente della Bce. È quindi molto probabile che sia l’Eurotower sia l’istituzione di Washington avranno a capo una donna.
Sin dalla sua istituzione, nel 1945, alla guida dell’Fmi c’è sempre stato un europeo, in base al principio non scritto che assegna in cambio agli Usa la scelta del capo della Banca mondiale. Dove ad aprile la Casa Bianca ha piazzato l’americano David Malpass. L’Europa non intende rinunciare al proprio diritto acquisito. Sulla carta, la selezione del direttore generale dell’Fmi spetta al Consiglio esecutivo, composto da 24 membri eletti da Paesi o gruppi di Paesi, il quale indica le candidature. Anche i governatori delle Banche centrali e i ministri delle Finanze possono proporre candidati. Il processo è ufficialmente aperto dal 29 luglio e il termine ultimo per proporre candidati è il 6 settembre. Dopo una attenta selezione il 4 ottobre sarà annunciato il successore della Lagarde.
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Quando Christine Lagarde è stata scelta come prossimo presidente dell’Eurotower i 28 si sono messi alla ricerca di un sostituto, che avrebbero voluto indicare entro fine luglio. A lungo si è immaginato un suggestivo scambio di poltrone tra Lagarde e Draghi. Ma alla fine l’italiano ha deciso di sfilarsi ufficialmente dalla corsa alla guida dell’Fmi, dichiarandosi «indisponibile» lasciando la patata bollente al ministro dell’economia francese Bruno Le Maire designato a guidare le trattative. Ma il processo di selezione è stato complicato e teso fino all’ultimo. Dijsselbloem, considerato un alfiere dell’austerity, aveva l’appoggio del Nord Europa, ma scontava l’opposizione della sponda Sud. Georgieva poteva contare sul sostegno di questo gruppo e degli Stati dell’Est.