Archiviato a Palazzo Madama il voto sulle mozioni Tav che sancisce la spaccatura della maggioranza ora si tratta di trarne le conseguenze. «L’Italia ha bisogno di sì, non siamo attaccati alle poltrone. Non vogliamo poltrone in più», ha detto Salvini da Sabaudia, prima tappa del “Beach tour”.«È stato un anno bellissimo – ha aggiunto Salvini – Non parlerò mai male di Conte e Di Maio, ma qualcosa si è rotto negli ultimi mesi». Prima di partire diretto Circeo il vicepremier aveva avuto un incontro a Palazzo Chigi con il premier Giuseppe Conte: secondo indiscrezioni avrebbe chiesto la testa di tre ministri.
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A proposito della crisi di governo, Salvini ha chiarito la sua posizione: «Non mi interessano rimpastini o rimpastoni, le idee non valgono due poltrone, se le cose non si possono più fare è inutile andare avanti. L’ultima delle cose che ci interessa è avere qualche ministero in più, qualche poltrona in più. Anzi, le sette poltrone della Lega sono a disposizione degli italiani. O si possono fare le cose oppure si torna a votare. Sono contento di quello che si è fatto. Finché ho potuto fare le cose sono andato avanti con un treno». E poi un avviso: «Se c’è da prendere una decisione, bisogna prenderla in fretta».
Nell’incontro fuori programma con Conte il vicepremier Matteo Salvini avrebbe chiesto al premier Giuseppe Conte una sorta di rivoluzione nell’esecutivo gialloverde. Con nomi nuovi per tre ministeri (presumibilmente Trasporti, Economia e Difesa) e un “contratto” di Governo rivisto per venire incontro alle richieste della Lega . Fonti leghiste hanno definito l’incontro «lungo, pacato e cordiale», ma altri lo raccontano come assai teso, così che le sorti dell’Esecutivo rimangono in bilico.
La bocciatura della mozione pentastellata contraria alla Tav (181 no e 110 sì) e l’approvazione delle altre cinque, tutte favorevoli, tra cui quella del Pd, ha dunque portato il caos politico all’interno della maggioranza. Se M5S e Lega sono ormai “separati in casa”, il loro matrimonio è ancora ufficialmente in piedi. Ma per quanto? Già durante le dichiarazioni di voto Massimiliano Romeo, il capogruppo della Lega al Senato era stato chiaro: «La mozione M5s impegna il parlamento e non il governo, ma la questione politica resta. Chi vota no alla Tav si prenderà la responsabilità politica delle scelte che saranno prese nei prossimi giorni e nei prossimi mesi». E man mano che passano le ore le voci di una possibile crisi si fanno sempre più concrete.