Una nota del Movimento 5 stelle blocca la trattativa: Luigi Di Maio non intende vedere Nicola Zingaretti senza prima ricevere un via libera ufficiale ad un Conte-bis. «Rivedremo il Pd quando nei loro organi di partito avranno dato l’ok all’incarico a Conte. Nessun altro incontro fino a quando non avranno chiarito ufficialmente la loro posizione su Giuseppe Conte». Le scorie di quattro ore di incontro notturno allontanano Pd e M5s. «L’accordo di Governo rischia di saltare per le ambizioni personali di Luigi Di Maio che vuole fare il Ministro dell’Interno e il Vicepremier. Su questo non sente ragioni e va avanti a colpi di di ultimatum», rispondono i dem.
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«Se si vuole il voto – prosegue la nota dei pentastellati – lo si dica apertamente. Il M5s è la prima forza politica in Parlamento, lo ricordiamo a tutti». Una posizione ferma, quella dei Cinquestelle, che ha fatto saltare il nuovo incontro tra le due delegazioni, mentre alle 16 al Quirinale ripartono le consultazioni del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Per il M5S «in una fase cosi delicata per il Paese non c’è tempo da perdere. Noi stiamo lavorando intensamente per dare risposte immediate ai cittadini. E dobbiamo sbrigarci perché il tempo stringe». «Nel partito democratico, però – si legge nella nota – hanno ancora le idee confuse. Predicano discontinuità ma ci parlano solo di incarichi e di ministeri, non si è parlato ne di temi né di legge di bilancio. Così non va proprio bene. Ieri dopo 4 ore di incontro non si è arrivati a nulla. Così non si può lavorare. O si cambia atteggiamento o è difficile».
Secondo i grillini, infatti, nella notte i dem non hanno dato assicurazioni sul nome di Conte, nonostante nelle ultime ore il veto sul premier è di fatto caduto. Ma il vero rebus nella notte di piazza Colonna era rappresentato dalla composizione della squadra di governo. Zingaretti è intenzionato a restar fuori dall’esecutivo, mentre Di Maio secondo i dem mira non solo a mantenere il suo ruolo da vicepremier ma anche ad accaparrarsi il ministero dell’Interno. Nel Pd sono convinti che in realtà Di Maio stia giocando una partita per sé, per paura di essere immolato in un accordo in cui da un lato si accetta Conte, e dall’altro contestualmente si confina lo stesso Di Maio al solo ministero del lavoro.