Ergastolo confermato per l’ex terrorista Cesare Battisti: la prima sezione penale della Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato dalla difesa contro l’ordinanza con cui, il 17 maggio scorso, la Corte di Assise di appello di Milano aveva negato la commutazione della pena dell’ergastolo in quella di trent’anni di reclusione.
Battisti, condannato per quattro omicidi commessi alla fine degli anni Settanta, era stato arrestato nello scorso gennaio in Bolivia, dopo 37 anni di latitanza, ed è detenuto in carcere a Oristano. «Le questioni sollevate con il ricorso — si legge in una nota della Suprema Corte — concernevano la persistente efficacia dell’accordo di commutazione della pena stipulato tra le Autorità italiane e brasiliane, in vista dell’estradizione dal Brasile, poi non avvenuta, nonché la legittimità della procedura culminata nell’espulsione del condannato dalla Bolivia. La Corte di Cassazione ha ritenuto corretta la decisione del Corte di assise di appello».
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Battisti, nato a Cisterna di Latina il 18 dicembre 1954, è stato attivo durante gli anni di piombo come membro del gruppo Proletari Armati per il Comunismo. La prima volta viene arrestato a 18 anni a Frascati per una rapina, torna in carcere altre volte, per un sequestro di persona e poi per l’aggressione a un sottoufficiale dell’esercito. Nel carcere di Udine conosce Arrigo Cavallina ed entra a far parte dei Pac, il gruppo eversivo Proletari armati per il comunismo. Battisti è accusato di aver preso parte all’omicidio di Andrea Santoro, maresciallo della polizia penitenziaria, e ad altri tre omicidi: quello del gioielliere Pierluigi Torregiani, a Milano, per il quale Battisti è stato condannato come mandante e ideatore, e quello del macellaio Lino Sabbadin a Mestre, per il quale Battisti ha fornito copertura armata. Battisti è accusato di essere anche l’esecutore materiale dell’omicidio di Andrea Campagna, agente della Digos di Milano, ucciso il 19 aprile del 1978.
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Prima della sua ammissione di colpevolezza, avvenuta nel marzo del 2019, Battisti aveva sempre affermato la propria innocenza per quanto riguardava gli omicidi. Ha trascorso la prima fase della sua latitanza in Messico e in Francia, dove come altri ex estremisti degli anni ‘70 ha beneficiato a lungo della cosiddetta dottrina Mitterrand. Mutato il clima politico in Francia, si è spostato in Brasile dal 2004 al 2018. Arrestato nel paese sudamericano nel 2007, Battisti ha scontato in totale circa sette anni di carcere, poi gli è stato concesso lo status di rifugiato. Il 31 dicembre 2010 il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva annunciò il rifiuto dell’estradizione in Italia e concesse il diritto d’asilo e il visto permanente. Ma con l’elezione di Jair Bolsonaro il clima politico nel Paese è cambiato: giovedì 13 dicembre 2018 il giudice della Corte Suprema brasiliana aveva nuovamente ordinato l’arresto di Battisti in vista di una possibile estradizione verso l’Italia. Era riuscito ancora una volta a scappare, ma il 12 gennaio 2019 è stato catturatoa Santa Cruz de la Sierra, in Bolivia, e il 14 gennaio è stato trasferito in Italia nel carcere di Oristano, dove sconterà l’ergastolo.