Il nome di Taylor Swift da oggi è inserito nel libro d’oro degli artisti che hanno segnato un decennio. Figura accanto a quelli di Elvis Presley (anni ‘50), Beatles (anni ’60), Stevie Wonder (anni ’70), Michael Jackson (anni ’80), Garth Brooks (anni ’90), ovvero gli artisti che hanno vinto prima di lei il prestigioso titolo degli American Music Awards. Soltanto negli anni ’00 il premio non fu assegnato.
Non solo. La cantante e performer ventinovenne della Pennsylvania è diventata l’artista più premiata di tutti i tempi agli American Music Awards. Oltre ad essere incoronata come artista del decennio, Taylor Swift ha fatto il pieno di premi (ben sei, tra cui video musicale, artista femminile, artista dell’anno) salendo così sul trono di regina della manifestazione con ben 29 vittorie totali. Numero con il quale ha battuto il record di 24 vittorie conquistato dal compianto “re del pop” Michael Jackson. Più top model che popstar, viso bellissimo e inespressivo incorniciato da una pettinatura alla Anna Wintour che non riesce a caratterizzarne i tratti, ha sedotto gli Usa con l’album “1989” incassando tre grammofoni d’oro. Femminista contro Trump, paladina dei diritti dei musicisti, opinion leader, cantante da milioni di copie, Taylor Swift è una delle star più importanti al mondo, al settimo album dopo gli esordi nel country.
Un’ambizione sfrenata che non si traduce in curiosità artistica: la sua missione è il pop radiofonico perfetto del qui e ora. La cantante ha accumulato una ricchezza enorme. In followers, circa 300 milioni, e, soprattutto, in dollari: la sua fortuna è stata stimata da Forbes sui 360 milioni di dollari, solo dal suo ultimo tour nel 2018 ha incassato 266 milioni di dollari, risultando la popstar più ricca al mondo, più di U2 e Lady Gaga. Talmente ricca e potente da poter sfidare nel 2014 Spotify e l’anno dopo Apple ritirando il suo catalogo per la «scioccante» mancanza di compenso per gli artisti nel periodo di prova gratuito del servizio e per le modalità di pagamento dei diritti d’autore. Una presa di posizione talmente forte che l’azienda di Cupertino fu costretta a fare marcia indietro, così come la piattaforma di streaming. E, poco prima di ritirare gli American Music Awards, Taylor Swift ha dichiarato guerra ai suoi ex discografici, che le hanno negato il diritto di cantare le vecchie canzoni, delle quali detengono i diritti, definendosi – lei supermilionaria – una «martire del capitalismo», attirandosi le critiche del Wall Street Journal: «Taylor Swift deve la sua fortuna al capitalismo americano, che ha reso possibile che uomini d’affari investissero su di lei e ha consentito che lei ne ricavasse, a sua volta, profitto».
Nel corso della cerimonia di premiazione agli AMA, la bionda cantante non ha fatto alcun riferimento a questa vicenda, se non vagamente. «Nell’ultimo anno della mia vita ci sono state alcune delle cose più sorprendenti e alcune delle più difficili che io abbia mai attraversato» ha detto la diva dopo aver ricevuto il premio di artista dell’anno. E, nel corso della sua performance, durante la quale ha cantato l’emblematico pezzo “The Man”, ha indossato un vestito con su scritti i titoli dei sei “album della discordia”. Ma, forse, per la ragazza d’oro della musica americana, l’onta più pesante è stata quella ricevuta da Joni Mitchell. L’icona delle cantautrici ha bocciato Taylor Swift per interpretare il suo ruolo in un biopic: «Tutto quello che avreste è una ragazza dagli zigomi pronunciati. E poi si parlerebbe solo di gossip, non avreste certo le grandi scene». Il film doveva essere un adattamento del libro “Girls Like Us”, scritto da Sheila Weller che, oltre alla carriera della Mitchell, racconta quella di Carly Simon e Carole King.
Paradossalmente il trionfo di Taylor Swift agli American Music Awards avviene nella stessa edizione in cui è stata premiata come rivelazione dell’anno Billie Eilish. Una sorta di passaggio di testimone. La ragazzina di “When We All Fall Asleep, Where Do We Go?” non solo ha reinventato il pop con il suo minaccioso rap, ma ha stravolto i canoni della popstar. Fluo, oversize, baggie, esagerato, “senza genere”, ha abbattuto il binomio della brava ragazza-cattiva ragazza del pop, dando vita a una generazione di giovani stelle femminili che non hanno alcuna intenzione di conformarsi alle idee degli adulti sui modelli per i giovani. Come Lizzo, rivelazione della scena black americana, sconosciuta al grande pubblico fino a un anno fa, che ha conquistato otto nomination ai prossimi Grammy Awards, incluse quelle per la canzone e l’album dell’anno, oltre a quella come miglior nuova artista. Dopo aver lottato con i problemi di sovrappeso ed essersene fatta una ragione diventando anzi portabandiera di positività e di accettazione.
Taylor Swift, Billie Eilish e Lizzo. Tre voci diverse, tre modi differenti di vivere ed esprimere la femminilità, tre esempi di come le donne stanno assumendo un ruolo sempre più importante nella musica a stelle e strisce. Tutto l’opposto di quanto accade nel nostro Paese.