«Quella di Fiorello era una battuta: del futuro non abbiamo ancora parlato, ci siamo concentrati solo su questo Festival. Sarebbe prematuro parlare di un bis», risponde Amadeus a chi gli chiede delucidazioni sulle parole pronunciate sul palco dell’Ariston dallo showman siciliano («I vertici Rai ci hanno chiesto di rifarlo»). «Io torno ai miei quiz», annuncia il conduttore de “I Soliti Ignoti”. «Resto un mediano, direi Oriali» sorride.
Il soldatino pluridecorato sul campo ritorna nelle retrovie. Evita rivincite. Non si toglie sassolini dalle scarpe. Per lui il Festival è stato il trionfo dell’amicizia con Fiorello, «la luce», sancito dall’abbraccio finale, e con chi ha creduto in lui, anche la defenestrata direttrice di Rai1, Teresa De Santis. Il successore, Stefano Coletta, non si sbilancia, neanche davanti ai dati che confermano la edizione 70 di Sanremo come quella dei record d’ascolto (oltre il 60% di share per la finale) e dei ricavi (più di 37 milioni di euro).
Sanremo 2020 ha raccolto complessivamente una media del 54.94%, «che è il record del millennio: dobbiamo tornare al 1999 per avere un dato superiore» gongola Coletta. Che tuttavia preferisce rinviare ogni discorso sulla prossima edizione. «Credo che un Amadeus bis al Festival di Sanremo sia auspicabile, perché ha fatto un ottimo lavoro da direttore artistico. Quindi perché no? Ma ne dobbiamo parlare con l’amministratore delegato Rai Fabrizio Salini. Bisognerà sedersi a tavola, distanziando la decisione da questo meraviglioso risultato». Tuttavia non chiude su un possibile arrivo di Alessandro Cattelan in Rai: «È un uomo interessante che porta un codice che può essere innovativo per la Rai. Non so se sarebbe giusto per Rai1 o Rai2. Sicuramente lo osserviamo».
Una certezza, però, Coletta l’ha raggiunta: «Mai più un uomo solo al comando, questo schema condiviso funziona, come abbiamo visto con Amadeus, Fiorello e Tiziano Ferro. E la prossima edizione sarà più breva di questa che, essendo celebrativa, doveva condensare 70 anni di storia».
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IL VOTO DELLE GIURIE. Zittite tutte le polemiche dal “Festival dell’amicizia” (eccezion fatta per il caso Bugo-Morgan), anche il responso delle giurie quest’anno non ha suscitato critiche. Eppure, come accadde nella scorsa edizione, è stata determinante ancora una volta la giuria della Sala stampa nella vittoria di “Fai rumore” di Diodato, canzone che rispecchia la filosofia del Festival, ovvero il confronto tra il passato e il presente. Infatti, sia il Televoto, sia la Demoscopica hanno premiato “Viceversa” di Francesco Gabbani, relegando Diodato, rispettivamente, al terzo e al secondo posto. Poi il ribaltone dei giornalisti che hanno concentrato il loro voto sul cantautore tarantino. Così, nel calcolo delle percentuali, avviene il sorpasso.
Unico a lamentarsi è l’ex “amici” Riki: «Ho invitato i miei fan a non votarmi perché sarebbe stato uno spreco di soldi: quest’anno, infatti, il televoto aveva un peso ridotto dell’8%». Da segnalare che il Televoto, nella prima votazione della finale, aveva penalizzato Diodato (quinto) e spinto Alberto Urso al secondo posto e Achille Lauro al quarto, mentre la Sala Stampa aveva preferito Elodie e Tosca ai Pinguini. La Demoscopica aveva piazzato Le Vibrazioni al terzo posto. Diodato, Gabbani e i Pinguini, nella somma, risultavano quelli con più voti e quindi andavano alla sfida finale a tre.
Questo, nel particolare, il voto finale delle tre giurie:
TELEVOTO (34%)
1. Francesco Gabbani 38,85%
2. Pinguini Nucleari Tattici 37,21%
3. Diodato 23,93%
GIURIA DEMOSCOPICA (33%)
1. Francesco Gabbani (38,67%)
2. Diodato (36,33%)
3. Pinguini Tattici Nucleari (25,00%)
SALA STAMPA (33%)
1. Diodato (57,9710%)
2. Francesco Gabbani (24,1546%)
3. Pinguini Nucleari Tattici (17,8744%)