Nei bambini con cattiva occlusione dentale o con disfunzioni dell’articolazione temporo-mandibolare, nonché nei casi di disallineamento o sovraffollamento dei denti, si ricorre spesso all’utilizzo di un apparecchio ortodontico. Tuttavia bisogna tener conto del fatto che il sistema della masticazione, quindi denti e mandibola con i relativi muscoli, sono in continuità da un punto di vista anatomico e funzionale con numerosi sistemi del corpo, il che significa che un intervento a questo livello si può ripercuotere anche a distanza. Dunque, modifiche occlusali come ad esempio una protesi, una estrazione dentale o l’applicazione di un apparecchio ortodontico, comportano come conseguenza un adattamento posturale. Con il dott. Gianluca Barca, osteopata, diplomato presso E.F.S.O di Parigi, abbiamo affrontato la relazione tra malocclusioni e postura.
Quanto incide la malocclusione dentale sulla postura?
«C’è un forte legame tra occlusione e postura. Nel momento in cui la mandibola si sposta, la postura deve adattarsi e viceversa. La postura deve assicurare l’equilibrio, lo sguardo orizzontale, funzioni motorie ottimali e la malocclusione, cioè qualsiasi alterazione statica e dinamica del contatto tra le due arcate dei denti, può creare uno sbilanciamento delle fasce e della muscolatura del corpo. Il corpo umano è una macchina molto sofisticata che funziona correttamente se tutti i suoi elementi funzionano correttamente. E la bocca non fa eccezione: la mandibola e i denti sono importanti recettori di questa macchina. Se per varie ragioni la mandibola è costretta ad assumere una posizione spaziale scorretta (protrusa, retrusa o deviata), ciò causerà necessariamente degli atteggiamenti compensatori a livello della colonna vertebrale che avranno ripercussioni sull’intero organismo».
Come facciamo a riconoscerne i sintomi nel bambino?
«Un’alterazione del genere si manifesta con una serie di indizi abbastanza evidenti. Innanzitutto il bambino potrebbe avere delle difficoltà a mangiare e a masticare, oppure a parlare. Ma vi sono dei sintomi ben più evidenti che indicano quei casi in cui la malocclusione porta a una postura errata della colonna vertebrale: mal di testa, mal di schiena, vertigini, sinusite, disturbi della visione. Per questo già in età pediatrica è importante verificare che lo sviluppo della bocca avvenga in modo tale da non causare problemi ai denti e all’articolazione temporo-mandibolare che potrebbero incidere in modo negativo su altre parti del corpo».
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Cosa può fare l’osteopatia?
«L’osteopata in tandem con l’ortodontista può migliorare e risolvere definitivamente le varie problematiche occlusali attraverso la valutazione del rapporto cranio-cervico-mandibolare. È una figura importante per il paziente in cura ortodontica poiché può facilitare l’adattamento del corpo ai cambiamenti instauratisi con l’applicazione di apparecchi fissi o mobili, evitando l’insorgenza di sintomi dolorosi e aiutando inoltre l’ortodontista nell’accelerare il processo di cura del paziente. L’applicazione di apparecchi ortodontici comporta rigidità ed alterazioni del funzionamento del sistema craniale e, tramite esso, della mobilità di tutte le strutture del corpo. Il compito dell’osteopata è dunque quello di affiancare l’ortodontista verificando i cambiamenti posturali del soggetto e tenendo sotto controllo ed eventualmente risolvendo l’insorgenza di fissità e rigidità craniche».
Quando intervenire?
«L’intervento precoce sul bambino è sicuramente consigliato in quanto avendo un sistema corporeo più malleabile, è decisamente più adatto e risponde più facilmente alle modificazioni indotte dal trattamento osteopatico. È molto importante seguire il bambino prima e durante il trattamento ortodontico per aiutare il sistema corporeo ad adattarsi allo stress che comporta l’apparecchio. E sarà altrettanto importante rivederlo alla fine del trattamento ortodontico, quando verrà rimosso l’apparecchio, per riarmonizzare il sistema craniale e posturale generale. Protocolli efficaci permettono una collaborazione vincente tra ortodontista e osteopata aiutando il paziente a sopportare meglio l’apparecchio ortodontico, accorciando la durata del trattamento stesso e prevenendo recidive».
Quali sono le tecniche osteopatiche che curano le malocclusioni e le disfunzioni dell’articolazione temporo-mandibolare?
«L’osteopatia utilizza un approccio globale sia nella diagnosi che nella terapia, al fine di ricondurre la totalità del corpo all’equilibrio e alla normale mobilità va alla ricerca delle cause che hanno scatenato un problema non limitandosi alla regione che presenta il dolore. Si inizia verificando se chiusura ed apertura della bocca influenzano effettivamente il movimento del cranio e della colonna cervicale. Un altro aspetto che viene preso in considerazione da un punto di vista osteopatico è la valutazione della funzione orale: ad esempio verranno esaminate le abitudini errate come succhiare il dito, mordersi il labbro, la presenza di respirazione orale o l’alterata postura della lingua durante i movimenti e a riposo. Il trattamento osteopatico non agisce direttamente sulla zona del dolore, ma l’approccio olistico prevede che si effettuino delle tecniche, cosiddette di integrazione, per agire a livello cervicale, ma anche del cranio, della colonna, del corpo in generale per eliminare la sintomatologia e ristabilire la funzionalità dell’occlusione».