Sono 294mila, secondo i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità, i nuovi casi di coronavirus nel mondo nelle ultime 24 ore. Si tratta del dato più elevato mai registrato dall’inizio della pandemia. Oltre 21 milioni di persone sono state contagiate dal Covid-19 e più di 771mila hanno perso la vita da quando è cominciata l’emergenza, secondo gli ultimi dati della Johns Hopkins University. Gli Stati Uniti restano il Paese con più vittime di Covid-19 al mondo: 170mila persone. Seguono Brasile, Messico e India.
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Anche in Europa i contagi sono in aumento. Più di 3.300 nuovi casi di Covid-19 sono stati confermati in Francia nelle ultime 24 ore, una progressione senza precedenti da maggio, secondo i dati riportati dal ministero della Sanità. Il numero di focolai sotto controllo è passato rapidamente da 17 a 252 e il tasso di positività settimanale è aumentato del 2,6%. Impennata di casi anche in Spagna e in Italia. Ma l’Unione europea decide di non chiude le frontiere.
Secondo la Commissione europea criteri per la chiusura delle frontiere devono essere “esigenti”. Con una lettera ai partner europei i commissari chiedono dunque di limitare le restrizioni a circostanze del tutto eccezionali. Bruxelles descrive la situazione sanitaria nella lettera come “volatile”, con casi in aumento in alcuni Paesi, in diminuzione in altri. E sebbene sia consapevole che gli Stati hanno l’ultima parola sulle quarantene e sulla gestione delle frontiere, ricorda loro che l’Europa ha molto in gioco. «Data l’esperienza dell’inizio della pandemia, ci teniamo a sottolineare che il coordinamento resta fondamentale per garantire chiarezza e prevedibilità per i cittadini e le imprese, soprattutto nel settore dei viaggi».
La Commissione Ue chiede, dunque, ai governi nazionali di mantenere i confini aperti e di agire in modo coordinato. «Dobbiamo garantire che l’Ue sia pronta per i focolai, ma allo stesso tempo evitare una seconda ondata di azioni non coordinate alle frontiere interne- Il ripristino di restrizioni e controlli alle frontiere inefficaci deve essere evitato. La risposta deve essere proporzionata, coordinata e basata su prove scientifiche», si legge nella lettera inviata agli ambasciatori dei ventisette Stati membri e del Regno Unito.