Non sono precisi come i tamponi tradizionali, ma hanno dallo loro una velocità di risultato che in situazioni con grandi numeri, come la scuola, è un vantaggio da non sottovalutare. Il Ministero della Salute dovrebbe dare entro la fine del mese il via libera ai test rapidi nelle scuole di tutta Italia, dopo che alcune regioni hanno già annunciato il progetto in autonomia.
L’affidabilità non è al 100% (si ferma all’85%), ma è uno screening veloce che individua rapidamente le persone con alta carica virale. Si farà il tampone classico in caso di risultato positivo. La ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, ritiene importante la rapidità della risposta ai test. E anche Speranza è favorevole. «Sono un pezzo della nostra strategia per l’autunno», ma raccomanda cautela in attesa che i dati del monitoraggio si consolidino.
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Nel rapporto dell’Istituto superiore di sanità intitolato «Indicazioni operative per la gestione di casi e focolai di SARS-CoV-2 nelle scuole», si legge infatti che i test diagnostici rapidi «sono in continua evoluzione tecnologica per migliorare la loro performance». La previsione degli scienziati è che presto la sensibilità aumenterà e questi test, una volta validati, potranno rappresentare «un essenziale contributo nel controllo della trasmissione» del virus. A quel punto il ministero della Salute darà il via libera e si comincerà a parlare di gare per gli acquisti, la cui competenza in tempi di Covid è del commissario straordinario Domenico Arcuri.
In Italia la sperimentazione di questa tipologia di tamponi, che rileva la presenza del virus attraverso le proteine virali (antigene), è partita da due settimane nei porti e negli aeroporti. I risultati sono buoni e al Ministero c’è soddisfazione, perché i test rapidi, che non richiedono apparecchiature di laboratorio, possono rivelarsi uno strumento prezioso per la ripartenza in sicurezza del sistema scolastico.
Il vantaggio è evidente: se i risultati arrivano in mezz’ora e non in più di due giorni in caso di positività di docenti, personale o alunni, non si ferma l’intera classe per molto tempo e non si mettono in difficoltà le famiglie mettendo i figli in quarantena. I test rapidi sono anche meno costosi dei tamponi tradizionali. Le prime regioni a muoversi sono state Veneto e Lazio, ma anche la Liguria punta su questa strada per una ripartenza della scuola in sicurezza e l’Emilia-Romagna avrebbe già ordinato i test.
Un gruppo di virologi ed epidemiologi, in una lettera aperta, ha chiesto di usarli. «Con la riapertura di scuole e università, è arrivato il tempo di utilizzarli» dicono gli esperti secondo quanto riportato da La Repubblica. I calcoli sono presto fatti. Con la frequenza delle malattie dei bambini in inverno e la vicinanza fra i sintomi di Covid e influenza, arrivare a un blocco delle attività facendo tamponi tradizionali è facilissimo. «Ommaginiamo un bambino con la febbre a scuola. Fare il tampone tradizionale vorrebbe dire mandare tutti a casa e chiudere fino al risultato – dice Antonella Viola, direttrice scientifica dell’Istituto di ricerca pediatrica dell’università di Padova- Il test rapido, invece, permetterebbe di tornare in aula in mezz’ora, se negativo, senza allarmare inutilmente genitori e Asl».