Yoshihide Suga, ex braccio destro del premier uscente Shinzo Abe, sarà il nuovo primo ministro del Giappone. La sua nomina avverrà nei prossimi giorni e sarà una formalità: la competizione per succedere a Shinzo Abe, che a fine agosto aveva annunciato le sue dimissioni per motivi di salute, si è svolta con delle primarie interne ai Liberal Democratici, il partito che guida il governo di centrodestra. Suga ha ottenuto i voti di 377 delegati, superando di quasi 300 voti il secondo classificato, l’ex ministro degli Esteri Kishida Fumio.
Abe, che a fine agosto ha scelto di lasciare per motivi di salute dopo un lungo mandato, il più lungo nella storia del paese, segnato da una precisa strategia economica di crescita, la cosiddetta Abenomics, si dimetterà formalmente da primo ministro mercoledì 16 settembre. Il Parlamento si riunirà quindi per scegliere il suo successore. Poiché il partito Liberaldemocratico controlla la maggioranza della Camera bassa del Parlamento, che sceglie il primo ministro, Suga ha la certezza di vincere il voto parlamentare.
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Con Yoshihide Suga il partito e il Giappone hanno scelto la stabilità. Da otto anni Suga è il portavoce del governo e braccio destro dell’ex premier Abe: da lui raccoglie la pesante eredità di riformare la costituzione in senso militarista, di gestire la pandemia, di portare a casa infine le Olimpiadi di Tokyo, già slittate al 2021.
Figlio di un coltivatore di fragole e di una maestra, Suga è in politica da più di trent’anni sin da quando, neolaureato, ha collaborato a una prima campagna elettorale del partito Liberldemocratico. Consigliere comunale a Yokohama nel 1987, parlamentare dal 1996, nel 2006 viene nominato viceministro degli Affari Interno per poi diventare l’influente braccio destro di Abe, assumendo la carica di segretario di governo (cioè il ministro che ha il compito di coordinare l’attività dei suoi colleghi). Dopo le dimissioni di Abe non era considerato fra i principali favoriti, ma ha saputo muoversi bene e ottenere il sostegno di quasi tutte le correnti del partito, nonostante non appartenga apertamente a nessuna di loro.
«Suga rappresenta un fattore di continuità dell’amministrazione Abe», ha detto al Japan Times Daniel M. Smith, un esperto di Giappone che insegna politica comparata ad Harvard, ma «allo stesso tempo il contrasto è evidente, dato che al contrario di Abe non proviene da una famiglia privilegiata come molti politici dei Liberal Democratici. Inoltre per ora ha evitato dichiarazioni e decisioni controverse che lo identifichino come un nazionalista di destra».
Abe aveva portato avanti una serie di liberalizzazioni e promosso un’ampia concessione di credito per rilanciare i consumi e aumentare l’inflazione, in particolare dopo i danni causati dallo tsunami del 2011. Per molti critici però il governo Abe aveva ormai esaurito la sua spinta propulsiva: il Giappone nonostante sia la terza economia mondiale ha una crescita modesta e un enorme debito pubblico. E la pandemia da coronavirus non ha fatto altro che peggiorare la situazione portando anche nuovi problemi, tra cui il rinvio delle Olimpiadi di Tokyo. Adesso il compito di Sungu è quello di risollevare le sorti del Paese.