«Se il M5s diventata un partito non garantiamo il supporto di Rousseau». Davide Casaleggio ha scelto il 4 ottobre, giorno dell’undicesimo compleanno del Movimento, per imporre il suo aut aut: «In questi mesi ho ascoltato, osservato e riflettuto molto. Ora è arrivato il momento di prendere posizione». Parole che sembrano quasi annunciare una possibile scissione dopo le recenti polemiche interne sul ruolo della piattaforma Rousseau e sui finanziamenti destinati all’associazione.
LEGGI ANCHE: L’evoluzione del M5s: via libera al terzo mandato e alle alleanze locali
«Il MoVimento 5 stelle è nato proprio con alcune promesse agli iscritti e agli elettori che io non ho dimenticato e non posso sconfessare. La prima di queste è che non saremmo mai diventati partito, non solo come struttura, ma soprattutto come mentalità. Molti confondono la parola partito con una struttura organizzativa, ma in realtà è un’impostazione di potere», ricorda Casaleggio. «Un modello alternativo e innovativo rispetto a quello novecentesco delle gerarchie di partito. Questa era la sua missione. Questa era ed è la nostra missione. Con questo modello negli anni abbiamo dimostrato di poter fare quello che nessuno riteneva possibile: un movimento di persone libere, capaci di portare le proprie battaglie al Governo e realizzarle con metodi unici e diversi da tutti. Come abbiamo fatto per alcune battaglie importanti nate da una marcia ad Assisi o da una protesta in piazza con il V-day sfociate poi in disegni di legge come il reddito di cittadinanza o lo spazzacorrotti scritti dai nostri portavoce e attuati dai nostri ministri», prosegue il post.
Casaleggio ricorda la differenza tra le caratteristiche del Movimento e i partiti tradizionali. «Il nostro modello è evoluto e sicuramente deve evolvere ancora. Bisogna guardare avanti e non indietro. Non guardare indietro significa non avere nostalgia di come eravamo nel 2009, ma neanche guardare al 1950. II partitismo è il rifugio di chi ha paura di perdere i privilegi che ha accumulato, ma solo chi è disposto a perdere tutto quello che ha, può ottenere tutto quello che vuole. Il partitismo è qualcosa che entra piano piano e poi rimane indelebile nel ricordo di ciò che non ha funzionato. Ma il partitismo è soprattutto incompatibile con l’idea di movimento, di unicità e di partecipazione che è racchiuso in quel simbolo disegnato sulla scrivania di mio padre. Un simbolo basato su valori, idee e battaglie ben precisi, su principi chiari di partecipazione e soprattutto legato a un’esperienza bellissima di 11 anni di un movimento che ha cambiato la storia dell’Italia combattendo proprio contro l’idea di partito, di casta e di accentramento delle decisioni nelle mani di pochi privilegiati chiusi in qualche stanza».
Quindi per il futuro «garantiremo le attività che verranno richieste dal Capo Politico del MoVimento 5 Stelle, così come abbiamo sempre fatto con serietà e lealtà, per la realizzazione del percorso che il MoVimento riterrà di voler fare, ma qualora, per qualche motivo, si avviasse la trasformazione in un partito, il nostro supporto non potrà più essere garantito, dal momento che non sarebbe più necessario poiché verrebbero meno tutti i principi, i valori e i pilastri sui quali si basa l’identità di un MoVimento di cittadini liberi e il suo cuore pulsante di partecipazione che noi dobbiamo proteggere. Per 15 anni ho prestato la mia attività gratuitamente per un’idea di partecipazione collettiva da parte dei cittadini alla vita del proprio Paese. Lo hanno fatto anche migliaia di attivisti che continuano a regalare il loro tempo alla comunità. Quando mi è stata offerta la guida di un ministero, ho rifiutato pensando che il ruolo di supporto del movimento fosse piú importante. Ho sempre rispettato i ruoli anche quando non ero d’accordo con le scelte prese. Ho dovuto sopportare insinuazioni, attacchi e calunnie nei miei confronti e nei confronti di mio padre anche da persone che grazie al nostro lavoro ricoprono oggi posizioni importanti. Il mio silenzio negli anni è stato un atto di profondo rispetto nei confronti di chi ha creduto nel nostro sogno, così come oggi ritengo sia doveroso parlare per onestà intellettuale».
E dopo lo sfogo, la promessa. «Oggi è il 4 ottobre 2020 ed è San Francesco. Sono trascorsi 11 anni. Qualunque cosa ci riserverà il futuro, questa idea di movimento proseguirà e si espanderà in ogni caso nei mille rivoli della comunità e Rousseau continuerà ad essere accanto a questa idea. In questi giorni difficili abbiamo ricevuto migliaia di email e messaggi dalle tantissime persone che vogliono aiutare il MoVimento e Rousseau. Per questo abbiamo deciso di coinvolgere tutti i cittadini che vogliono aiutarci a mantenere in vita questo progetto, a migliorarlo sempre e che abbiano idee su come creare quegli spazi di confronto che oggi mancano. Saranno gli ‘ambasciatori della partecipazione’ diffusi in tutta Italia. Nei prossimi giorni daremo i dettagli. Noi siamo movimento».