Due curve, quelle che disegnano l’andamento atteso dei ricoveri in terapia intensiva e nei reparti ordinari, hanno convinto i sindaci e il governatore della Lombardia a chiedere al governo misure drastiche. A fine mese, secondo la previsione della Commissione indicatori istituita dalla direzione generale Welfare, i ricoveri per Covid arriveranno a 600 in terapia intensiva e fino a 4mila in terapia non intensiva. Così la più colpita durante la prima ondata della pandemia di Covid, ha chiesto al governo un «coprifuoco» a partire da giovedì 22 ottobre. Questa misura imporrebbe, tra le 23 e le 5 di ogni giorno, la chiusura di tutte le attività e lo stop agli spostamenti, ad esclusione di casi «eccezionali».
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Tra le richieste fatte al governo c’è anche quella di chiudere, nelle giornate di sabato e domenica, la media e grande distribuzione commerciale, «tranne che per gli esercizi di generi alimentari e di prima necessità». «Abbiamo deciso di emanare un provvedimento che sia anche simbolico – ha detto il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana – per cercare di dare un colpo ad una delle causa del contagio che è ripartito e che sono l’assembramento, la movida, le feste, gli incontri in piazza, tutte cose che non si riescono a controllare perché non riusciamo ad avere un numero sufficiente di polizia e agenti».
La proposta — arrivata, all’unanimità, dai sindaci di tutti i Comuni capoluogo della Lombardia, dal presidente dell’Anci, Mauro Guerra, dai capigruppo di maggioranza e di opposizione e da Fontana — è già stata accettata, nella sostanza, dal governo. «Sono d’accordo sull’ipotesi di misure più restrittive in Lombardia. Ho sentito il Presidente Fontana e il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, e lavoreremo assieme in tal senso nelle prossime ore», ha detto il ministro della Salute Roberto Speranza.