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Scuole, negozi e sport: le differenze tra «zone rosse» di oggi e lockdown di marzo

Redazione di Redazione
Novembre 8, 2020
in Italia
Tempo di lettura: 3 mins read
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Scuole, negozi e sport: le differenza tra le «zone rosse» di oggi e il lockdown di marzo

C’è la necessità di munirsi di autocertificazione per uscire di casa. Bar e ristoranti sono chiusi al pubblico. Saracinesche abbassate per i negozi al dettaglio. È tornato il lockdown, la seconda chiusura da inizio pandemia che per Lombardia, Piemonte, Calabria e Valle d’Aosta rappresenta l’espressione attuale più dura della lotta al virus. Nonostante lo scenario già conosciuto, in queste prime ore di entrata in vigore, il secondo lockdown ha cominciato a delinearsi con differenze piuttosto evidenti rispetto a quello di marzo e aprile.

Una differenza sostanziale tra le chiusure di marzo e quelle di oggi: le scuole di alcuni ordini e grado sono aperte. Mentre il 4 marzo scorso, quando ci si apprestava al lockdown su tutto il territorio nazionale, gli istituti scolastici di tutta Italia chiudevano le loro porte agli studenti per poi riaprirle (solo per i ragazzi del quinto anno delle superiori) per gli esami di maturità, oggi anche nelle zone che, secondo il Dpcm del 4 novembre, sono a maggior rischio per la diffusione del Covid-19, i nidi, le scuole per l’infanzia, le elementari e le classi del primo anno delle scuole medie possono rimanere aperte. Tutti gli altri, quindi secondo e terzo anno delle medie e tutto il ciclo delle superiori, devono seguire le lezioni tramite la didattica a distanza. Per coloro che possono seguire le lezioni in presenza è obbligatoria la mascherina in classe.

Anche per i negozi le misure sono più “soft”. Con il Dpcm dell’11 marzo si decideva la chiusura di tutte le attività di vendita al dettaglio: rimanevano aperti solamente negozi di generi alimentari, di prima necessità, farmacie e parafarmacie, edicole e tabaccai. Oggi invece l’elenco dei negozi che non devono abbassare la saracinesca è più nutrito: alimentari, farmacie, parafarmacie, tabaccai, edicole, cartolerie, librerie, negozi di computer e elettronica, negozi di abbigliamenti e calzature per bambini, negozi di biancheria, ferramenta, profumerie, negozi di articoli sportivi, negozi di biciclette, concessionarie di auto e moto, lavanderie, tintorie, negozi di fiori. Come nel resto d’Italia, sono chiusi nei fine settimana i centri commerciali. Sono anche aperti barbieri e parrucchieri, che a marzo erano stati costretti a chiudere e non avevano potuto riaprire fino al 18 maggio.

Anche nel caso della ristorazione troviamo delle differenze sostanziali tra il lockdown di marzo-aprile e le zone rosse attuali. Oggi nelle quattro regioni etichettate come «zone rosse» sono chiuse le attività dei servizi di ristorazione (fra cui bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie), ad esclusione delle mense e del catering continuativo, ma è sempre consentito ordinare a domicilio e l’asporto fino alle 22 (con il divieto di consumazione sul posto o nelle adiacenze del locale). Con il Dpcm dell’11 marzo invece non era consentito l’asporto ma soltanto l’ordinazione a domicilio.

L’attività sportiva è consentita, secondo quanto contenuto nel Dpcm del 4 novembre, «esclusivamente all’aperto e in forma individuale». Restano «aperte», a livello professionistico, solo le competizioni di livello nazionale. Si può andare a correre o in bici, purché si rispettino le distanze interpersonali se si incontra qualcuno e si vada da soli. Si può anche andare a passeggiare, purché con la mascherina e in prossimità dell’abitazione. Questa è una differenza sostanziale rispetto al lockdown di marzo: nei mesi scorsi in alcune regioni non era consentito uscire per fare attività motoria e per chi doveva portare a passeggio il proprio cane bisognava rimanere entro 200 metri dall’indirizzo di casa.

Come a marzo è tornata l’autocertificazione per giustificare l’uscita di casa nelle zone rosse. Non serve quando si porta a spasso il proprio cane (ma entro i limiti orari previsti dal «coprifuoco»), quando si fa jogging o quando si esce a camminare (purché in prossimità della propria casa), perché rientrano tra i motivi per cui si può uscire di casa. Serve per andare a fare la spesa, dal parrucchiere e in tutti i negozi che sono rimasti aperti. È necessaria per spostamenti legati al lavoro, come appuntamenti o trasferte. O ancora serve se c’è la necessità di spostarsi dal proprio comune o regione.

Tags: AutocertificazioneCoronavirusDpcmLockdownLombardiaZone rosse
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© 2021 Casa editrice: MAURFIX S.r.l.
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PICKLINE è una testata giornalistica registrata al Tribunale di Roma n. 89 del 22/05/2018
Fondatore e Direttore Editoriale: Maurizio Andreanò
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