Un solo punto di incontro. Troppe, invece, le divergenze per sperare che che tutto si risolva al primo giro di consultazioni con il presidente della Camera Roberto Fico. Movimento 5 Stelle, Partito democratico e Italia viva concordano praticamente solo sulla stipula di un contratto di governo: un documento che impedisca ai partiti di maggioranza di sfilarsi dagli impegni presi. Un punto di partenza comune che però va realizzato in tempi brevissimi: entro martedì il Colle aspetta una risposta dal presidente della Camera e, visti i continui richiami alla necessità di «risolvere in tempi brevi» la crisi di governo, i partiti dovranno fare in fretta o almeno dimostrare che fanno sul serio.
«Serve un documento scritto, un patto o un cronoprogramma per arrivare al termine della legislatura», esordisce Renzi dopo l’incontro della delegazione di Italia Viva con Roberto Fico, nella prima giornata delle consultazioni esplorative che il capo dello Stato ha affidato al presidente della Camera dopo le dimissioni del premier Giuseppe Conte. Italia viva è pronta a «verificare la possibilità di un accordo sui temi. Siamo a disposizione del presidente Fico per trovare un punto di caduta per gli interessi degli italiani».
Renzi ha detto di preferire un governo «politico a un esecutivo istituzionale», ma ha detto di non aver fatto nomi, a differenza di quanto fatto dal Pd e dai 5 Stelle, che avevano indicato nel premier uscente la personalità in grado di raccogliere i consensi necessari. «Sono ripetitivo, ho sempre detto che i nomi arrivano dopo», ha detto Renzi. «Il dibattito è sui contenuti ed è il metodo che giustamente sta portando avanti il presidente Fico. Non abbiamo discusso di nomi, sono importanti ma arrivano alla fine».
I punti “divisivi” rimangono. Se i 5 stelle hanno chiesto che proposte “provocatorie” come il Mes siano accantonate, Renzi ha ribattuto aprendo le trattative su più fronti: «Siamo disponibili a discuterne e per questo chiediamo che lo siano anche i 5 stelle. Ci sono molti elementi divisivi: il Mes, le infrastrutture, il reddito di cittadinanza, i banchi a rotelle. Su tutti questi temi ci sono opinioni diverse. Nessuno può pretendere di imporre agli altri le proprie idee, siamo disponibili a discutere». Renzi non ha citato temi a caso, ma alcuni degli interventi centrali per il Movimento, ma pure per il Conte 2. Tanto che un altro dei punti toccati dall’ex premier è stato il piano vaccini. Secondo alcune fonti vuole che Arcuri sia depotenziato e non abbia, in quanto commissario per l’emergenza coronavirus, le competenze su tutto.
Ma la testa di Arcuri non sarebbe la sola a cadere. Anche se Renzi ha detto di «non voler fare nomi» nei corridoi le trattative si concentrano già sui ministeri in bilico. Sarebbero quelli di Alfonso Bonafede, Roberto Gualtieri e Lucia Azzolina. Qualcuno la chiama discontinuità, qualcun altro ricatto, ma è la posta che il senatore Renzi avrebbe messo sul piatto per fornire il suo supporto a un Conte ter. Ora il tema principale che si pone è quello dei tempi: se va scritto una sorta di contratto di governo, come quello elaborato in circa 10 giorni nel 2018 e su cui nacque il patto Lega-M5s, sarà necessario sedersi intorno a un tavolo e trovare quel «punto di incontro nell’interesse del Paese» che ha evocato lo stesso Renzi.