Il Covid ha mostrato le vulnerabilità delle politiche turistiche e reso necessarie alcune riflessioni. In un recente studio scientifico a quattro mani, che sarà presentato alla prossima Borsa internazionale del turismo (Bit Milano 2021), il prof. Filippo Grasso, docente di “Analisi di mercato” nei corsi di laurea in Scienze del Turismo dell’Università di Messina, autore del libro “Turismo: governare il territorio, gestire le risorse, promuovere la destinazione” (Maurfix Editore, 2018) e il prof. Marco Platania docente di “Economia del turismo” dell’Università di Catania e University of Winchester (UK), hanno proposto delle soluzioni sul governo del turismo, ipotizzando un modello di governance partendo dai dati analizzati della regione siciliana.
Professor Grasso, con il massimo rispetto per il tributo umano pagato al Covid, possiamo dire che l’esperienza della pandemia è servita a mostrare vulnerabilità del turismo che per decenni ha navigato a vista?
«La crisi pandemica e i conseguenti lockdown hanno sicuramente evidenziato una fragilità del turismo. Negli anni le politiche rivolte al comparto turistico sono state attuate con alterni risultati e non hanno superato quello che a giudizio di molti rappresenta il principale problema, ossia l’attuazione di processi di governance tipici delle moderne destinazioni turistiche. In questo senso, con il collega prof. Platania, nel nostro studio, facciamo riferimento alla Destination Management Organization quale processo strategico del governo del territorio, il cui compito consiste nel gestire le risorse materiali, immateriali e le varie visioni degli operatori turistici in un’unica immagine condivisa, da promuovere e comunicare come prodotto turistico all’esterno».
Nel vostro studio avete attenzionato la regione siciliana snocciolando precisi dati che vi hanno portato a delle riflessioni.
«Una gestione turistica moderna del territorio, con il pieno utilizzo degli strumenti di management, permetterebbe alla Sicilia di sostenere la domanda turistica e qualificarla in senso sostenibile e responsabile. Una destinazione che ha bisogno dunque di fare sistema, di essere governata in modo unitario e con processi condivisi sia a livello regionale che per aree metropolitane, unendo gli sforzi per proiettare sui mercati internazionali il prodotto turistico attraverso una comunicazione dell’immagine dell’Isola in modo affidabile ed efficace. Per fare questo, è necessario un cambio di passo: una visione strategica, una pianificazione mirata e calibrata alle esigenze dei turisti e della Comunità locale (o dei residenti)».
Da dove si deve ripartire per rilanciare il turismo duramente colpito dalla pandemia?
«Si deve ripartire dallo strutturare le politiche turistiche territoriali per rilanciare il settore così duramente colpito dal Covid, ridisegnare l’offerta turistica integrata e di qualità della destinazione turistica così da favorire la crescita sociale ed economica del territorio. La sfida che proviene dai mercati esteri e dalla domanda sempre più esigente pone di fronte il decisore pubblico grandi responsabilità: quella di far ritornare il viaggiatore nei nostri luoghi. Per questo appare importante l’organizzazione dell’offerta turistica territoriale, affinché individui nuove strategie in grado di porre maggiore attenzione a gestire i processi di cambiamento. Una gestione turistica moderna del territorio, con il pieno utilizzo degli strumenti di management, permetterebbe di sostenere la domanda turistica e qualificarla in senso sostenibile e responsabile».
Professor Platania, quali sono i possibili scenari post Covid?
«Le analisi degli scenari post Covid sono sempre molto complesse. La velocità dei contagi, la presenza di varianti del virus, le difficoltà della politica nell’operare scelte in bilico fra la salute della popolazione e la crisi economica che deriva dai lockdown imposti, sono solo alcuni degli elementi che descrivono tale complessità. Con tali dovute premesse, e senza presunzione di esaustività, si è cercato di delineare le caratteristiche del prossimo futuro per il turismo, attraverso l’individuazione di alcuni scenari a carattere internazionale e nazionale, che si potranno a nostro giudizio sviluppare nei prossimi mesi e anni. In particolare, sono state individuate tre fasi diverse, a partire dal 2021, collegate all’evoluzione della pandemia. La prima corrisponde all’evoluzione della terza ondata, ai primi effetti del piano di vaccinazione e sostanzialmente copre quasi tutto il 2021, fino all’autunno. La seconda fase è collocabile fra la fine del 2021 e la stagione estiva 2022. La terza è quelle che arriva fino al 2023.
La prima fase è la più complessa da valutare, poiché sarà fortemente influenzata dalla consistenza e dalla durata della terza ondata pandemica. L’allentamento delle restrizioni potrebbe infatti far registrare un nuovo aumento dei contagi, così come si è registrato in alcuni paesi del mondo, ad esempio il Giappone, rischiando un blocco alle frontiere. Il sistema turistico internazionale dovrà fare i conti con la debolezza del sistema dell’offerta, che ha affrontato la crisi dei consumi anche attraverso la riduzione dei servizi offerti che in alcuni casi, come il trasporto aereo, richiederanno un certo tempo per essere ripristinati. Dal lato della domanda occorre tenere conto dei mutati atteggiamenti dei consumatori, già manifestatisi nell’estate del 2020: piccoli gruppi, tendenzialmente familiari, con viaggi di prossimità. Solo una minoranza di viaggiatori sarà disponibile a riprendere l’aereo e ancora meno su rotte intercontinentali.
Nella seconda fase a livello internazionali saranno presenti ancora diversi paesi con una copertura vaccinale non in grado di garantire l’immunità di gregge. I corridoi sanitari saranno ancora molto utilizzati. La presenza di un passaporto sanitario o di un’idonea documentazione che attesti la non positività o la vaccinazione sarà indispensabile per potersi muovere al di fuori del paese. La leva strategica basata sulla fiducia e sulla sicurezza sarà ancora determinante. La fase di pianificazione della vacanza sarà ancora molto attenta. Secondo Tripadvisor (2020), la sensazione è che si viaggerà meno spesso e saranno inoltre preponderanti i viaggi tagliati su misura rispetto ai pacchetti standard, per avere un maggiore controllo sul proprio viaggio.
La terza fase sarà caratterizzata da un graduale ritorno alla normalità. Occorrerà valutare alcuni fattori di rischio come quelli legati alla durata della copertura vaccinale o all’esplosione di contagi localizzati in alcune aree in quei pasi dove la vaccinazione non è divenuta obbligatoria. Il turismo ricomincerà a spostarsi sul lungo raggio. I comportamenti dei viaggiatori torneranno ad essere simili al periodo pre-covid: molti turisti che avevano preferito formule diverse da quelle scelte tradizionalmente, torneranno ai vecchi stili di consumo».
Professor Platania, in questa ricerca avete presentato alcune proposte di riflessione per aiutare gli enti regionali ad uscire da questa difficile situazione. Ce ne può parlare?
«Sì! Insieme al prof. Grasso, che ha una profonda conoscenza del territorio regionale, abbiamo notato che in questo scenario si inserisce l’esigenza di conoscere, gestire e pianificare lo sviluppo turistico attraverso innovative forme di ospitalità, di fruizione dei turismi legati al settore natura e all’ambiente, alla mobilità dolce e sostenibile, ai cammini, ai borghi, ai paesaggi rurali, agli itinerari letterari, al turismo rurale e della ruralità, al benessere, al turismo religioso. E tutto quel patrimonio esternamente ricco e variegato: le montagne, le colline, il mare, la cultura, le tradizioni, i prodotti agricoli, l’enogastronomia, i sentieri escursionistici-naturalistici, i paesaggi che trasformati in opportunità diventano per il viaggiatore e per la comunità locale fonte di esperienza turistica consapevole e responsabile. In definitiva si tratta di programmare oltre la stagionalità per costituire un modello vincente per un turismo di tutto l’anno (deconcentrazione stagionale). In tale quadro, il turismo delle esperienze si conferma sempre più la strategia idonea per valorizzare il territorio e soddisfare la domanda turistica emergente dei viaggiatori. Il tema delle accessibilità non va dimenticato, sia per una forte integrazione delle disabilità nei processi di socialità che per una gestione turistica attraverso l’abbattimento delle barriere architettoniche».
In conclusione, professor Grasso e professor Platania, quale insegnamento possiamo dire di aver appreso da questo difficile periodo di pandemia?
«Sicuramente che la pianificazione turistica non deve coinvolgere solo amministratori locali ed operatori del settore, ma tutti i cittadini di una comunità allargata a rete che non devono “subire” il turismo, ma farne parte con un apporto attivo e proficuo. In tal senso è necessario comprendere che il cambio di paradigma è indifferibile, se si vuole parlare di nuovi prodotti che differenziano la stagionalità e incrementino i flussi dei viaggiatori».