La falsa partenza del vaccino di Johnson & Johnson, la cui distribuzione è stata bloccata in Europa dopo la sospensione decisa negli Stati Uniti per verificare l’origine dei 6 casi di trombosi molto rare e particolari segnalati su 6,8 milioni di dosi somministrate, rischia di segnare un nuovo rallentamento nella campagna vaccinale contro il coronavirus. E per il futuro l’Ue potrebbe fare accordi solo con case farmaceutiche che producono vaccini a Rna messaggero quindi Moderna e Pfizer, non AstraZeneca e Johnson & Johnson.
In Italia il ministro Speranza assicura che sarà usato, e potrebbe essere destinato, in Italia, soltanto agli over 60. Ma la decisione arriverà solo dopo il parere dell’Ema, l’Agenzia europea del farmaco. «Valuteremo nei prossimi giorni, appena a Ema e Stati Uniti daranno informazioni definitive, quale sarà la strada migliore, ma penso che anche questo vaccino dovrà essere usato, perché è importante» ha detto il ministro della Salute Roberto Speranza. L’orientamento del governo, una volta ripresa la distribuzione del farmaco, è quello di riservare il vaccino J&J a chi ha più di 60 anni, come accaduto per AstraZeneca (entrambi sono vaccini a vettore virale).
Solo che questo cambierebbe tutti i piani. Finora si era pensato di riservare questo vaccino alle categorie più giovani, quelle che si vaccineranno più avanti nel tempo. Invece ora ci sarebbe un’abbondanza di vaccini per le fasce di popolazione oltre i sessant’anni, lasciando scoperti i cinquantenni per cui si pensava fino a ieri di usare le oltre 7 milioni di dosi in arrivo dall’azienda statunitense entro giugno.
La carenza di dosi Johnson&Johnson avrà ricadute anche sul canale delle somministrazione nelle farmacie, alle quali il vaccino monodose era destinato per la sua facilità di conservazione: sono circa 11mila quelle che hanno dato la loro adesione e disponibilità a somministrare il vaccino anti-Covid in base all’accordo tra Federfarma, Assofarm, Governo, Regioni e Province Autonome. I farmacisti-vaccinatori che hanno frequentato il corso obbligatorio dell’Istituto superiore sanità sono 5mila pronti a partire a fine aprile ma adesso dovranno fare i conti con le disponibilità delle dosi.