Tutti lo vogliono. Clubhouse, il social network dei contenuti vocali, già in versione beta, ha fatto impazzire il mercato e l’utenza. Da un lato ci sono gli utenti che farebbero carte false per entrare nella cerchia esclusiva delle personalità che hanno accesso alla piattaforma (si entra su invito e chi è dentro ha un numero limitato di inviti che aumentano solo usando il social), dall’altro ci sono i colossi del Web. Da Twitter a Spotify, da Telegram a LinkedIn, tutti vogliono imitare Clubhouse, che attualmente è disponibile solo per iOS.
Twitter ha lanciato il Spaces, ovvero una serie di “spazi” virtuali in cui si parla, formato podcast, già agli inizi di marzo per Android e iOS e che ora si appresta a portarlo anche sulla propria versione Web, così che anche gli utenti desktop possano utilizzarlo. Ciascuno è libero di aprire il proprio Spazio cliccando sulla nuova icona che comparirà dopo aver fatto l’aggiornamento dell’App accanto al simbolo del retweet e del cuoricino, quindi si sceglie chi invitare nella stanza, se aprirla a tutti, solo a chi seguiamo o a determinati contatti. Si può anche scegliere sia chi può parlare sia chi può solo ascoltare e invitare fino a 10 persone a parlare nel nostro Spazio tematico, contrassegnato da un tema specifico.
Twitter is working on @TwitterSpaces preview cards for the web app pic.twitter.com/wDaYfEGbCO
— Jane Manchun Wong (@wongmjane) April 1, 2021
Non sono rimasti fermi nemmeno gli altri social. Mark Zuckerberg si appresta a ispirarsi a una nuova app rivale, con veri e propri podcast da offrire al proprio pubblico di amici virtuali. Anche Spotify, pioniera nei podcast, punta sui live audio: ha acquistato un’app che fa streaming dal vivo su temi sportivi. In campo anche Discord, la piattaforma di messaggistica istantanea che ha implementato una nuova funzione chiaramente ispirata a quella dell’app solo voce: si chiama Stage Channels ed è dedicata alle interazioni vocali all’interno delle community.
Pure Telegram ha introdotto una nuova funzionalità chiamata Voice Chat 2.0 all’interno della sua app per Android. Si tratta della possibilità di aprire e partecipare a conversazioni audio, proprio come accade su Clubhouse. La chat audio di Telegram però si discosta dalla concorrenza per una particolarità: i partecipanti possono decidere di restare “anonimi”, scegliendo di farsi elencare semplicemente tra gli ascoltatori, senza rivelare il loro vero nome o nickname. Inoltre, gli amministratori di una room hanno facoltà di registrare tutto o parte dell’evento audio, per ripubblicarlo in un secondo momento.
L’ultimo a ispirarsi al modello Clubhouse è LinkedIn. La piattaforma di Microsoft dedicata al mondo del lavoro sta implementando un nuovo strumento basato sull’utilizzo della voce. Si tratta di stanze sonore, proprio come Clubhouse, all’interno delle quali alcuni speaker interagiscono tra loro vocalmente di fronte ad una platea virtuale di ascoltatori.
Questi sviluppi aggiungono ulteriore pressione a Clubhouse, che è ancora in modalità di test e non ha ancora un’app Android. Uno dei fondatori della piattaforma Paul Davison, durante un evento ha ammesso che è importante aprirsi ad Android entro l’estate ed eliminare la barriera degli inviti per l’accesso. Secondo i dati recenti della società di analisi App Annie ad un anno dal lancio, i download di Clubhouse nel mondo sfiorano i 13 milioni, in Italia sono poco più di 400mila. E nel nostro paese i Google Trends hanno certificato un calo d’interesse, dopo il picco di Sanremo. Insomma, Clubhouse, dopo una fiammata di popolarità e una iniezione di investimenti rischia di trovarsi all’angolo se non si attrezza per sbaragliare la concorrenza.